SULLE ORME DELL’AQUINATE – Guida storico-turistica

I. Introduzione

“Alcuni mezzi per aiutare la nostra formazione intellettuale e culturale, oltre allo studio personale, sono dati da: pellegrinaggi, visite culturali, gite, ecc.” [1].

San Tommaso d’Aquino è stato senza dubbio un grande teologo – se non il più grande – che ha difeso e spiegato le verità divine della fede con eccelsa maestria al punto da guadagnarsi il titolo di “Luminare della Chiesa e del mondo intero”[2]. San Giovanni Paolo II chiariva che, “prima che metodologia tecnica di un maestro, la sua è stata la metodologia di un santo che vive in pienezza il Vangelo, nel quale la carità è tutto.

Amore di Dio, fonte suprema di ogni verità; amore per il prossimo, capolavoro di Dio; amore delle cose create, anch’esse preziosi scrigni pieni di tesori, che Dio vi ha versato.

Ecco quale fu la forza ispiratrice di tutto il suo impegno di studioso e quale la spinta segreta della sua donazione totale di persona consacrata.  In effetti, il gigantesco sforzo intellettuale di questo maestro di pensiero fu stimolato, sostenuto, orientato da un cuore ricolmo di amore per Dio e per il prossimo: ‘Per ardorem caritatis datur cognitio veritatis’[3][4].

Lo studio delle opere di Tommaso d’Aquino, che “illuminò la Chiesa più di tutti gli altri dottori” [5], e la venerazione dei suoi esempi di vita fanno di lui uno dei Santi principali del nostro istituto.

In qualche modo la sua dottrina e la sua virtù infondono nel nostro modo di vivere e di fare apostolato uno stile particolare che ci definisce all’interno della Chiesa. Al punto che possiamo dire che senza la formazione filosofica tomistica non saremmo altro che una caricatura di ciò che dovrebbe essere un religioso del Verbo incarnato.

Le sue opere, sono citate in tutti i documenti che compongono il diritto proprio della nostra famiglia religiosa e nella maggior parte degli scritti del nostro Fondatore, che insieme costituiscono il patrimonio dell’Istituto. Quindi, l’intenzione deliberata di avere una formazione tomistica definisce per noi, uno degli elementi non negoziabili, aggiunti al carisma.

 Il tomismo riveste massima importanza nel realizzare il fine specifico dell’Istituto che richiede il discernimento tra gli elementi di una data cultura per determinare quali corrispondono al Vangelo e possono essere assunti, per accettarli, e quali non lo sono, per respingerli.

Una solida formazione tomistica si realizza non solo tramite lo studio personale e approfondito della sua vita e della sua opera, ma anche in misura dinamica con: “pellegrinaggi, visite culturali, viaggi, ecc”[6].

Sono lieto di presentare questa guida storico-turistica, appositamente preparata dalla Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato, sulle orme “dell’Apostolo della Verità”.[7]

Questa Guida è stata accuratamente illustrata con mappe a colori dei luoghi più rilevanti della vita del santo e con foto dei monumenti, delle opere d’arte e dei dettagli a cui rivolgere l’attenzione durante la visita che renderanno l’esperienza ancora più ricca.

Inoltre, sono indicate le informazioni dei contatti utili, con un breve racconto di ciò che è accaduto nel luogo, dettagli importanti da considerare, orari di visita e una buona lista bibliografica consultabile. È inclusa anche un’appendice contenente una cronologia della vita di Tommaso d’Aquino.

Confidiamo che tutto ciò contribuirà a fare del pellegrinaggio un cammino di fede verso Dio.

Papa Francesco ha recentemente definito San Tommaso d’Aquino “il più illustre Dottore della santità e dello studio della sacra dottrina”[8]. In questa cornice, eleviamo la nostra preghiera affinché, seguendo le orme di questo illustre “uomo di Chiesa”[9],  peregriniamo sempre cercando la Verità, sostenuti dal bastone dalla nostra fede e dalla sua sublime dottrina.

Maria Santissima, la Madre Pellegrina, ci accompagni e ci aiuti sempre, affinché, correndo verso la meta[10], anche noi otteniamo dal suo Divin Figlio ciò che San Tommaso chiedeva: “Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia, una fiducia che alla fine verrà a possederti”.

P. Gustavo Nieto, IVE

II. Breve biografia

San Tommaso d’Aquino nacque nel castello di Roccasecca intorno all’anno 1225. Era il sesto figlio della famiglia dei conti d’Aquino.

All’età di 5 anni fu mandato a studiare presso il monastero benedettino di Montecassino. A 16 anni si iscrisse all’Università di Napoli (1239-1244) per studiare arti liberali e lì decise di entrare nell’ordine dei Predicatori.

Tommaso dovette affrontare l’obiezione dei suoi parenti, che pensavano dovesse diventare un influente abate a Montecassino. Non condividendo i suoi desideri, decisero di tenerlo nei castelli di famiglia di Monte San Giovanni Campano e Roccasecca (1244-1245).  Nel 1245, però, tornò dai Domenicani e continuò i suoi studi a Parigi e Colonia per altri 11 anni.

Nel 1256 ricevette l’accreditamento come teologo e iniziò la sua carriera di professore. Insegnò a Parigi, Napoli, Roma, Orvieto, Anagni e Viterbo.

San Tommaso lavorò generosamente per tutta la vita e le sue giornate si conclusero in un silenzio particolare. Il 6 dicembre 1273, a causa di un’esperienza mistica, smise di scrivere. Quando gli fu chiesto perché avesse deciso di  posare la penna, rispose: “Rispetto a quello che ho visto, tutto ciò che ho scritto non è altro che pula”.

Dopo questo episodio la sua salute si indebolì notevolmente e i suoi superiori gli imposero un periodo di riposo nel castello di San Severino, residenza invernale della sua sorella Teodora, vicino a Salerno.

Nel gennaio 1274 fu invitato da Gregorio X al Concilio di Lione, ma lungo la strada soffrì di una malattia insolita. La contessa di Ceccano, sua nipote, lo accolse nel castello di Maenza. San Tommaso morì il 7 marzo 1274 nella vicina abbazia cistercense di Fossanova.

Le spoglie mortali del Santo rimasero a Fossanova per quasi 100 anni. In due occasioni le reliquie dell’Angelico furono trafugate a Fondi, nella residenza del conte Onorato.

Il maestro generale dei domenicani, Elia Raymond (1367-80), fu incaricato di recuperare le reliquie del santo. Dopo averle tenute per un breve periodo nel convento domenicano di Fondi, furono trasferite in Francia passando per Viterbo e Orvieto, e infine giusero a Tolosa, il 28 gennaio 1369.

Nel 1585 una reliquia della testa di San Tommaso fu ritrovata nell’Abbazia di Fossanova. Attualmente è venerata nella cattedrale di Priverno.

III. Luoghi tomisti in Italia

A.   Roccasecca d’Arce

Roccasecca d’Arce si trova nel cuore dell’attuale provincia di Frosinone. La sua storia è profondamente legata alla posizione geografica; infatti questa regione nel Medioevo faceva parte della Terra di Lavoro[11].

  1. Storia
  2. Chiesa di San Tommaso
  3. Castello dei Conti d’Aquino
  4. Statua di San Tommaso

1. Storia

La famiglia D’Aquino[12], d’origine longobarda, ha il suo capostipite storicamente accertato in  Rodiperto, che nell’anno 887 ricevette da Adenolfo, conte e poi principe di Capua, l’ufficio di gastaldo D’Aquino, titolo che comportava le funzioni di milizia e giustizia. Uno dei suoi discendenti, Rinaldo I, fu signore di Roccasecca d’Arce e di Monte San Giovanni (1157-1169). Da questo ramo discende San Tommaso, figlio di Landolfo D’Aquino[13].

La data di nascita di San Tommaso è calcolata, in modo approssimativo a partire da quella della sua morte. I biografi sembrano concordi sul 1224/1225[14].

Il suo primo biografo, Guglielmo da Tocco, racconta così l’annuncio della nascita di Tommaso:

Ora, mentre donna Teodora, sua madre, di cui era nota la nobilità dei costumi come dei natali, si trovava nel castello di Roccasecca, al confine con la Campania, un frate, chiamato Buono, ma ancor migliore per la sua condotta e la sua pietà -considerato come santo dagli abitanti di quella regione, …le apparve in spirito e le disse: “Rallegrati donna, poichè sei incinta; partorirai un figlio e lo chiamerai Tommaso. Tu e tuo marito lo vorrete destinare al monastero di Montecassino, dove riposa il corpo del beato Benedetto, sperando di mettere le mani sulle ricchezze di quel monastero confidando nella carriera ecclesiastica di vostro figlio. Ma di lui Dio disporrà diversamente, perché sarà frate dell’Ordine dei Predicatori. Nel corso della sua vita brillerà così tanto in scienza e santità, che al mondo non si può trovare contemporaneo che lo possa eguagliare”. La donna rispose: “Non sono degna di partorire un figlio simile, tuttavia Dio agisca secondo il beneplacito del suo volere”.  In realtà, tutto avvenne come era stato profetizzato, e ben presto risultò evidente che la madre fosse incinta. Partorì con gioia un bambino a cui fu imposto il nome di Tommaso, proprio come era stato preannunciato nella visione, e non si poteva dubitare che tale annuncio si stesse davvero realizzando nel bambino[15].

Anninascita della nascita di San Tommaso

Difficile conoscere a fondo il padre di Tommaso e la sua famiglia. Tuttavia si sa che Landolfo sposò Teodora, una signora che apparteneva al ramo Rossi della famiglia napoletana dei Caracciolo, ed ebbe almeno nove figli, di cui quattro maschi: Simone, Reinando, Landolfo, Tommaso; e cinque femmine: Marotta, che divenne poi badessa del convento di Santa Maria di Capua;  Teodora, moglie di Ruggero, conte di San Severino, Maria e Adelasia;  il nome della quinta sorella è sconosciuto perché morì nella prima infanzia, colpita da un fulmine, dal quale il piccolo Tommaso si salvò mentre dormiva accanto alla sua nutrice[16]. Ecco come ci arriva il racconto dell’incidente:

Una terribile tempesta si era abbattuta all’improvviso  sul castello, quando un fulmine colpì la torre in cui dormiva la sorella di Tommaso, che rimase uccisa insieme ai cavalli che erano nella stalla. La madre, preoccupata più per il bambino che per la figlia, accorse tremante al letto in cui il piccolo dormiva con la nutrice. Trovandoli entrambi sani e salvi, rese grazie a Dio che poco a poco iniziava già a realizzare nel bambino la sua promessa[17].

Nell’aprile del 1244 Tommaso ricevette l’abito domenicano a Napoli. Essendo la sua famiglia in disaccordo, la madre mandò il figlio Rinaldo e Pier delle Vigne a intercettare il Santo ad Acquapendente. Lì fu catturato, messo a cavallo e portato a Monte San Giovanni, al castello di famiglia a nord di Roccasecca (vedi pag. 58). Vi rimase per un breve periodo, venendo rapidamente trasferito di nuovo a Roccasecca. Mentre era lì, tutta la famiglia cercò di far cambiare idea a Tommaso, anche se sarebbe un errore immaginarlo maltrattato: era più un soggiorno forzato che una prigione. Tommaso poteva andare e venire, ricevere visite e parlare con le sue sorelle; fu allora che convinse la sorella Marotta a farsi suora. Tocco riferisce che in questa occasione egli ne approfittò per pregare, per leggere tutta la Sacra Scrittura e studiare il libro delle Sentenze di Pietro Lombardo[18].

2. Chiesa di San Tommaso

  • GOOGLE MAPS: Chiesa di San Tommaso
  • Indirizzo: Largo Arciprete, 1, 03038 Roccasecca FR.
  • Orario: da concordare con la guida.
  • Contatto: Angelo Ciampa.
  • Telefono (WhatsApp): +393203480383.
  • Nota: Siccome la chiesa è chiusa per la maggior parte del tempo, consigliamo di chiamare la guida con almeno 2 giorni di anticipo per porgrammare la visita. La Messa può essere celebrata, ma sempre con preavviso. La chiesa e il castello si trovano sullo stesso terreno, quindi è conveniente leggere la nota a pagina 28.
PRIMA CHIESA DEDICATA A SAN TOMMASO

PRIMA CHIESA DEDICATA A SAN TOMMASO

Tra il 1323 e il 1325 fu costruita una chiesa, in stile gotico, in onore di San Tommaso; distrutta a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale, insieme al convento domenicano che vi era adiacente; solo il campanile è rimasto in piedi.

La ricostruzione iniziò nel 1972 e la chiesa fu riaperta nel 1980. La sua pianta rettangolare è lunga 20 metri e larga 10 metri ed è divisa da un arco a tutto sesto. Il presbiterio custodisce diversi affreschi del XV secolo, appartenenti alla chiesa di San Pietro a Campea, tutti di scuola cassinense, tra i quali spicca quello di San Michele Arcangelo, raffigurato con un’asta nella mano destra e una bilancia nella sinistra[19]. Nel presbiterio, a sinistra, c’è una nicchia in cui spicca un delicato affresco della fine del XV secolo raffigurante la Vergine del Rosario con il Bambino.

L’INTERNO DELLA CHIESA

A destra della facciata della chiesa si erge il campanile, impreziosito da una lunetta che protegge un affresco del 1477, raffigurante il Santo Dottore.

CAMPANARIO

3. Castello dei Conti d’Aquino

  • GOOGLEMAPS: Castello dei Conti d’Aquino
  • Indirizzo: Largo Arciprete, 1, 03038 Roccasecca FR.
  • Orario: senza restrizioni
  • Nota: trattandosi di ruderi, per la visita, non ci sono orari. Si consiglia di indossare scarpe comode, in quanto per raggiungere i ruderi il percorso non è molto agevole.

Alle pendici del Monte Comario, appendice del Monte Cairo, a più di 500 metri di altitudine, sorgono i ruderi del castello medievale noto come Castello dei Conti d’Aquino.

RUDINE DEL CASTELLO DEI CONTI D’AQUINO

Nel 994 Guido, della famiglia del conte di Aquino e del conte di Pontecorvo, donò a Mansone, abate-barone di Montecassino, il monte Asprano e la chiesa di Sant’Angelo.

Un anno dopo Mansone costruì una fortezza chiamata “secca”, a causa della scarsità d’acqua, come sito di avvistamento a difesa dell’abbazia di Montecassino. Questa fortezza aveva un importante valore strategico, perché si trovava al confine tra lo Stato Pontificio e i territori dell’imperatore Federico II, che si contendeva, tra le altre cose, il potere sull’abbazia di Montecassino. Questa situazione politico-geografica condannò la famiglia di Tommaso a oscillare tra papa Gregorio IX e l’imperatore, il che implicava inevitabili conflitti[20].

Piazza delle armi del CASTELLO DEI CONTI D’AQUINO

L’ingresso principale del castello si trovava sul lato ovest, al centro vi era un torrione circondato da spesse mura e all’interno del quale erano costruiti i corpi di guardia per la guarnigione e ampi rifugi, utilizzati in caso di pericolo. Alcuni degli edifici fungevano da stalle e depositi per cibo e carburante.

La residenza dei conti, soltanto in tempo di assedio, veniva trasferita nel mastio, alla cui parte superiore si accedeva tramite scale a soffietto dall’interno. Le torri, che rinforzavano la cinta muraria esterna, avevano le stesse caratteristiche[21].

All’esterno delle mura si erge una torre di avvistamento circolare recentemente restaurata, detta del cannone; fortificazione molto alta costruita come punto panoramico e di difesa. Per molto tempo si è sostenuto che questa torre fosse la dimora di San Tommaso durante il periodo della prigionia, ma recenti studi hanno dimostrano che la costruzione della Torre del Cannone è successiva.

TORRE DEL CANNONE

A destra dell’ingresso di Piazza delle Armi, si trovano le rovine della cappella di famiglia dedicata alla Santa Croce. La devozione dei Conti D’Aquino alla Santa Croce è ben nota, in quanto ad Aquino costruirono anche una chiesa con lo stesso nome. È probabile che San Tommaso sia stato battezzato in questa cappella.

VISTA PANORAMICA DELLE RUDINE DELLA CHIESA DEL CASTELLO

A pochi metri dalle mura del castello si trova un’altra chiesa che per molti secoli è stata la chiesa principale del paese. Oggi è conosciuta come “Chiesa della Santa Croce” ed è stata completamente restaurata.

CAPPELLA DELLA SANTA CROCE

4. Statua di San Tommaso

  • GOOGLEMAPS: Statua di San Tommaso
  • Indirizzo: Statua di San Tommaso, Via S. Maria Nuova, 16, 03038 Roccasecca.
  • Nota: sebbene la statua si trovi all’ingresso del borgo, consigliamo di visitarla alla fine del tour in modo da poter dedicare più tempo al castello.

All’ingresso del paese si trova la statua di San Tommaso, realizzata interamente in pietra locale da Giuliano Vangi. E’ alta 8 metri ed è stata dedicata al Santo nell’anno giubilare del 2000 dall’amministrazione locale[22].

statua di San Tommaso realizzata da Giuliano Vangi

B. Aquino

Aquino è un comune della provincia di Frosinone nel Lazio, 12 km ad ovest di Cassino.

  1. Storia
  2. Il castello medievale d’Aquino: la casa di San Tommaso.
  3. Il Vallone d’Aquino.
  4. Basilica con la cattedrale dei Santi Costanzo Vescovo e Tommaso d’Aquino.
  5. Chiesa di Santa Maria della Libera.

1. Storia

La maggior parte dei biografi del nostro Santo propende per la tesi che sia nato nel castello di Roccasecca; tuttavia, c’è chi sostiene sia nato ad Aquino. Documenti storici testimoniano che la famiglia D’Aquino risiedeva in queste terre fin dall’anno 887. Un primo ramo della famiglia rimase in possesso della contea D’Aquino fino al 137 e da esso Tommaso porta il suo patronimico[23].

Si narra che Tommaso visitò Aquino quando stava per intraprendere il suo viaggio verso la Francia per partecipare al Concilio di Lione, che poi non poté  più raggiungere perché la morte lo colse prima del suo arrivo. La lettera che Tommaso scrisse all’abate di Montecassino in quell’occasione è conservata a Montecassino[24].

Aquino

2. Il castello medievale: la casa di San Tommaso

Il complesso del Castello si trova nel settore sud-est della città.

Questo comprende la pseudo-torre quadrata, detta maschio, costruita per difendere il lato orientale, l’unico privo di difese naturali, il Palazzo Comitale nonché la Casa di San Tommaso d’Aquino, la piazza e altre strutture residenziali e di servizio che si estendono lungo un’imponente parete rocciosa di travertino[25].

Ricostruzione castello d’Aquino[26]

Il castello, originariamente concepito come fortezza, fu costruito nel X secolo per ordine di Atenolo II.  A partire dalla fine del XIII secolo intorno al palazzo iniziò a svilupparsi un vero e proprio centro.

Nel XVIII secolo, con la costruzione della Cattedrale di San Costanzo Vescovo, la torre fu trasformata in campanile. La cattedrale fu distrutta durante la Seconda guerra mondiale.

Ricostruzione 3D castello d’Aquino[27]

Sulla facciata della casa di San Tommaso si possono vedere due bifore risalenti al XIV e XV secolo: una in stile gotico, l’altra in stile aragonese-catalano.

FINESTRE DELLA CASA D’AQUINO

Di questa casa si può visitare solo una grande sala che contiene un’esposizione di immagini rappresentanti la vita del Santo. Dal palazzo si sviluppò il sistema difensivo, costituito da due mura concentriche realizzate con grossi blocchi di travertino, materiale estratto dall’antica città romana o dalle cave vicine.

Planimetria città d’Aquino[28]

Nella parte bassa dell’insediamento si possono vedere i resti della grande torre cilindrica dove sorgeva la Porta Fistola. Questa torre fu costruita a difesa di un passaggio che permetteva di attraversare un corso d’acqua, sfruttando in modo naturale una strettoia formatasi negli argini. Questo passaggio non è facilmente distinguibile a causa delle attuali costruzioni, ma si trovava in corrispondenza di quello che oggi è l’ingresso del Parco Naturale e Storico del Vallone[29].

3. Il Vallone d’Aquino

  • GOOGLEMAPS: Il Vallone d’Aquino
  • Indirizzo: Via S. Costanzo, 03031 Aquino FR.
  • Nota: si tratta di un parco all’aperto, dove è possibile fare una pausa, mangiare, ecc.

Il Vallone è oggi un parco che si estende ai piedi del castello medievale di Aquino e ospita parti di cave romane del I secolo.

Questa spianata era anticamente uno specchio d’acqua utilizzato per la difesa del castello. A tal fine, vi erano state riversate le acque di un lago vicino, che non esiste più.

VALLONE D’AQUINO

4. Basilica dei Santi Costanzo vescovo e Tommaso d’Aquino

L’attuale chiesa cattedrale, dedicata a San Costanzo, vescovo d’Aquino nel VI secolo, è una ricostruzione successiva alla Seconda guerra mondiale, in quanto l’edificio originale è stato distrutto. Nel 1974 la cattedrale fu dedicata anche a San Tommaso d’Aquino, in occasione del settimo centenario della morte del Dottore Angelico. Il Santo Padre Paolo VI visitò Tommaso d’Aquino in quello stesso anno ed elevò la cattedrale a Basilica Minore.

Basilica dei Santi Costanzo vescovo e Tommaso d’Aquino

La cattedrale aquinate ebbe cinque diversi siti. La chiesa originaria, dedicata  a San Pietro, sopravvisse almeno fino all’anno 1137. Successivamente, vi fu una nuova edificazione consacrata a Santa Maria degli Angeli e poi un’altra dedicata a San Costanzo; anche se le date precise non sono note.

Nel 1664, a causa dello spopolamento della zona circostante, la cattedrale fu trasferita in una piccola chiesa dedicata a San Pietro, nei pressi della riva sinistra del torrente Lesogne. Lì trasferirono la reliquia di San Costanzo, luogo oggi appartenente al Vallone d’Aquino. La quarta cattedrale si trovava nell’area compresa tra la torre medievale e il monumento all’Immacolata Concezione che fu distrutta il 14 luglio 1944 da un bombardamento. Dieci anni dopo, il 6 giugno 1954, iniziò la ricostruzione della nuova cattedrale nella sua posizione attuale e i lavori durarono diversi anni. Il 19 ottobre 1963 si ebbe la solenne consacrazione, rito che fu presieduto dal vescovo diocesano monsignor Biagio Musto. Le ossa di San Costanzo che erano state trovate dopo il bombardamento furono collocate nella nuova chiesa[30].

In occasione della consacrazione della nuova Cattedrale, la Chiesa di Tolosa (Francia) ha donato alla Cattedrale la reliquia della costola vicino al cuore del nostro Santo[31].

Oggi, questa reliquia si trova incastonata nella base di una grande statua policroma di San Tommaso , situata al lato sinistro della cattedrale.

Reliquia: costola di San Tommaso

Tra il 17 e il 24 aprile 1974 si tenne il Congresso Tomistico, con sede a Roma e Napoli. I partecipanti al congresso hanno soggiornato ad Aquino; tra loro c’era il cardinale arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla, il futuro pontefice san Giovanni Paolo II[32].

5. Chiesa di Santa Maria della Libera

Chiesa di Santa Maria della Libera

La chiesa di Santa Maria della Libera in Aquino è un grande tesoro artistico di epoca medievale. Fu costruita nel primo quarto del XII secolo e, anche se non tutti gli storici sono d’accordo, mostra segni di un legame con la chiesa abbaziale desideriana[33] di Montecassino.

Secondo un’antica tradizione locale, esisteva un antico tempio dedicato ad Ercole, il Liberatore, da cui deriva il titolo di Madonna della Libera.

L’attuale chiesa fu costruita da Ottolina dell’Isola, moglie di Adenolfo D’Aquino, secondo conte di Alvito, e da sua cognata Maria.

Il motivo era l’adempimento di un voto[34], anche se entrambi morirono senza vedere la chiesa finita. Questi due benefattori sono ricordati nel mosaico sulla lunetta del portale maggiore, dove sono rappresentate le figure di Ottolina, Maria e la Vergine col Bambino. Proprio lì, ai lati della croce, si leggono le iniziali: V(otum) F(ecit).

mosaico sulla lunetta del portale maggiore

Un altro interessante particolare è l’epigrafe incisa sull’architrave sinistro del portale della chiesa, dove ci sono due iscrizioni sovrapposte.

La prima risalente all’inizio della costruzione della chiesa che recita:

AVLA(M) DEI GENITRIX I(N)CHOA

Genitrice di Dio incomincia questo tempio

Successivamente, al termine della costruzione della chiesa, è stata sovrapposta un’altra frase che recita:

A(VLAM) M(TER) D(EI) ORNA

Madre di Dio abbellisci questo tempio.[35] 

epigrafe incisa sull’architrave sinistro del portale della chiesa

Attualmente all’interno della chiesa si possono vedere numerosi frammenti di monumenti funerari riutilizzati nelle mura; in passato tutto era riccamente decorato con mosaici cosmatei e un ciclo di affreschi, di cui si possono vedere piccoli resti sulle pareti.

interiore della Chiesa di Santa Maria della Libera

Accanto alla chiesa si trova l’Arco onorario di epoca augustea, costruito a metà del I secolo a.C.

C. Montecassino

Montecassino è un’abbazia benedettina situata sull’omonima collina nella Valle Latina, a circa 140 km a sud di Roma e un chilometro ad ovest della città di Cassino. Si trova a sud della regione Lazio.

  1. Storia
  2. Il Monastero
  3. La sacrestia: cappella delle reliquie
  4. Il Museo
  5. La Biblioteca

1. Storia

L’Abbazia di Montecassino fu il luogo della precoce consacrazione di San Tommaso a Dio. Entrò in questo monastero all’età di 5 o 6 anni, tra il 1230 e il 1231[36].

I genitori di Tommaso speravano che diventasse abate di questa abbazia.

Secondo le usanze prevalenti nel XIII secolo, i bambini erano ammessi al monastero solo come oblati[37]. La vita quotidiana degli oblati era, con gli adattamenti propri della loro età, la vita comune che c’era nel monastero e un saggio maestro guidava ciascuno nella vita spirituale e disciplinare.

L’educazione si sviluppava attraverso l’apprendimento della lettura e della scrittura che andava di pari passo con l’insegnamento dei principi e degli obblighi morali e religiosi. Gli esercizi di lettura erano fatti direttamente dai libri liturgici e dalla Sacra Scrittura e i salmi si imparavano a memoria.

Agli oblati come esercizio di lettura, ma anche per essere fortemente impressa nelle loro menti, era consegnata la regola del santo Patriarca di Montecassino.

San Tommaso ha ricordato alcuni passi della regola benedettina nella seconda parte della Summa theologiae.

Inoltre, apprendevano la grammatica, la retorica e la dialettica, come parti del trivium, e le nozioni di musica, che facevano parte del quadrivium. Si praticava anche l’arte della scrittura e della calligrafia.

Sebbene la scrittura di Tommaso è definita come inintelligibilis da molti studiosi, il grafologo Moretti, nell’analisi della calligrafia dell’Aquinate, ne evidenzia la musicalità. [38].

Oltre agli studi letterari latini e alle varie discipline scientifiche, studiò anche il volgare.

Tolomeo da Lucca, afferma che San Tommaso a Montecassino fece progressi  nel logicalibus et naturalibus (nella logica e nelle scienze naturali), studi che già indicavano un grado superiore nelle arti.

Fu a Montecassino che Tommaso si avvicinò alle fonti più pure della grazia divina; probabilmente lì ricevette Gesù nell’Eucaristia per la prima volta[39].

Purtroppo, la pace di cui godeva il monastero fu turbata da nuove lotte tra la Chiesa e l’imperatore Federico II, sorte intorno all’anno 1236. Landolfo, seguendo il consiglio del nuovo abate, Esteban de Corbario, decise di proteggere il figlio.Infatti Guglielmo di Tocco e Bernardo Gui dicono che, l’abate del monastero, conoscendo le qualità intellettuali del giovane Tommaso, avrebbe consigliato a Landolfo di collocare il figlio in un ambiente dove potesse dedicarsi più facilmente allo studio. Dopo averci pensato, i genitori decisero di mandare l’adolescente a Napoli per dare nuovo slancio agli studi: è probabile che al suo arrivo il giovane abbia trascorso un po’ di tempo nel piccolo cenobio di San Demetrio, una comunità religiosa dipendente da Montecassino[40].

Tommaso lasciò il monastero presumibilmente nella primavera del 1239. Aveva allora 14 o 15 anni e, a quell’età poteva già aver fatto la professione nell’ ordo monasticus, ma non esiste alcun documento che lo attesti[41].

San Tommaso non dimenticò i suoi benefattori d’infanzia e mantenne i contatti con l’abbazia anche negli anni della maturità, perché in fondo la profonda eredità di Cassino lo accompagnò per il resto della sua vita. Tommaso probabilmente visitò Montecassino per l’ultima volta nel febbraio del 1274, mentre si recava al Concilio di Lione, e lasciò una lettera all’abate Bernardo commentando un passo dei  Moralia di San  Gregorio Magno. Tale opuscolo tratta della conversione dei peccatori e la presenza divina, la sua dottrina è autenticamente tomista[42].

interiore della Chiesa di Montecassino

2. Il Monastero

  • GOOGLE MAPS: Montecassino
  • Indirizzo: Abbazia di Montecassino, Via Montecassino, 03043 Cassino FR.
  • Orari di apertura: dal 1novembre al 31 marzo: dal lunedì al sabato; dalle 9:30 alle 16:50 / Domenica: dalle 9:30 alle 17:15. Dal 1 aprile al 31 ottobre: tutti i giorni; dalle 9:30 alle 18:30
  • Sitto web: https://abbaziamontecassino.it/
  • Visite guidate: possono essere richieste via email a: guide@abbaziamontecassino.org
  • Telefono (WhatsApp): +390776311529 (per prenotare una visita guidata).
  • Nota: La Messa è cantata in canto gregoriano. Durante le celebrazioni le visite sono sospese.
  • Prezzi delle visite guidate al monastero:
  • -Gruppi da 1 a 5 persone 35,00 euro totale (compresa la zona vecchia).
  • -Gruppi di 6 o più persone: € 6,00 a persona (compresa la zona vecchia).
  • Visita guidata del monastero e ingresso al museo:
  • Dal 1 novembre al 31 marzo è aperto solo la domenica e nei giorni festivi.
  • -Gruppi da 1 a 5 persone: 45,00 euro in totale (compresa zona vecchia).
  • -Gruppi di 6 o più persone € 8,00 a persona (compresa zona vecchia).
  • Nota: in inverno (dal 1 novembre al 31 marzo), il museo è aperto solo la domenica e i giorni festivi , dalle 9:30 alle 17:15 .

VISTA PANORAMICA DEL MONASTERO DI MONTECASSINO

Il monastero fu fondato da San Benedetto (480-547) e fu il centro di splendore della sua regola e del suo spirito, nel corso di una prodigiosa, feconda e ultramillenaria storia.

Fu distrutta intorno al 577[43] dai Longobardi e ricostruita all’inizio del VIII secolo, vivendo un periodo di grande splendore fino all’883, quando le orde saracene la devastarono nuovamente. Nell’XI secolo il monastero raggiunse il suo massimo splendore[44].

Nell’anno 1349 un violento terremoto lo fece crollare e senza indugio si iniziò la ricostruzione che gli diede l’aspetto monumentale, prezioso, in cui si conservò fino al 15 febbraio 1944, data in cui avvenne il noto bombardamento che lo distrusse totalmente[45]. Quello che possiamo vedere oggi è stato ricostruito da zero, ad eccezione della parte inferiore dell’angolo sud-ovest.

MONTECASSINO

Il cenobio ha la forma di un quadrilatero irregolare (ca. 200 m x 100 m), domina la montagna e tutta l’ampia e fertile pianura cassinense come una maestosa cittadella dello spirito. La chiesa, in splendido stile barocco, custodisce le spoglie mortali di San Benedetto e di sua sorella Santa Scolastica.

CLAUSTRO SUPERIORE

3. La sacrestia: cappella delle reliquie

  • Nota: la sacrestia è visitabile solo il mercoledì, a pagamento:
  • Da 1 a 5 persone, facendo la visita guidata e la visita alla sacrestia si pagano 45,00 € in totale per il gruppo.
  • Per gruppi di 6 o più persone, € 3,00 a persona per la sola visita della sacrestia.
  • Da 1 a 5 persone, visitando solo la sacrestia si pagano € 18,00 in totale per il gruppo.
  • Per gruppi di 6 o più persone, la visita guidata, il museo e la sacrestia pagano € 9,00 a persona.

sacrestia

Sulla sinistra della base della scalinata che conduce al presbiterio si trova la Sacrestia. Per quanto riguarda il suo valore artistico, vale la pena evidenziare la decorazione lignea delle pareti, riproduzione di quella che fu distrutta nel XVIII secolo. Sopra l’altare si trova un Crocifisso di scuola senese, della fine del XIV secolo, posto tra le immagini degli apostoli Pietro e Paolo. Nel tabernacolo c’è una venerabile Reliquia della Santa Croce. Sulle pareti laterali, numerosi reliquiari custodiscono preziose spoglie di numerosi santi. Tra questi spicca la reliquia di primo grado di San Tommaso d’Aquino.

RELIQUIA DI SAN TOMMASO

A seicento anni dalla canonizzazione, celebrata nel 1924, a Montecassino fu restaurata e adornata una cappella con una pala d’altare dipinta da Arduino Scaccia da Veroli che fu dedicata a San Tommaso. La cappella e il dipinto scomparvero il tragico 15 febbraio 1945.

Così come San Tommaso rimase spiritualmente unito alla mentalità religiosa di Montecassino, i monaci di San Benedetto custodiscono perennemente il ricordo cassinense dell’illustre figlio di San Domenico[46].

4. Il Museo

  • Orari di apertura: dal 1 novembre al 31 marzo: aperto solo la domenica e nei giorni festivi (orario continuato). Dal 1 aprile al 31 ottobre: tutti i giorni dalle 9:30 alle 18:30 (orario continuato).
  • Email: guide@abbaziamontecassino.org (per prenotare una visita guidata).
  • Telefono (WhatsApp): +390776311529 (per prenotare una visita guidata).
  • Nota: se visiti il museo da solo senza visita guidata, pagherai 6 € a persona.

MUSEO

Uscendo dalla Chiesa sulla destra, troverete l’ingresso del Museo. Si articola su due piani e offre ai visitatori una testimonianza delle varie fasi della storia e dell’arte del monastero.

L’attuale sede del museo è stata fondata nel 1980 ed è stata continuamente rinnovata nel corso degli anni. La mostra non è monotematica, ma riunisce nella stessa struttura diverse sezioni che coprono un arco di tempo che va all’incirca dal VI secolo a.C. ai giorni nostri. Ha una sezione archeologica, una sezione medievale e infine una sezione di miniature e stampe. Qui sono esposte alcune copie di manoscritti e libri a stampa conservati negli archivi dell’abbazia; c’è anche una sezione dedicata alla pittura, all’oreficeria e agli arredi sacri.

5. La Biblioteca

  • Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9:30 alle 13:30
  • E-mail: bmn-mnc@beniculturali.it.
  • Telefono (WhatsApp): +390776 311529.
  • Nota: è visitabile solo su prenotazione, chiamando il numero di telefono o inviando una mail. Le visite sono consentite solo per finalità di ricerca, presentando la documentazione necessaria.

Interiore della biblioteca

Le origini delle collezioni risalgono alla prima metà del VI secolo. La maggior parte dei manoscritti conservati nella biblioteca sono stati realizzati nello scriptorium dell’abbazia; costituiscono un raro esempio di sviluppo organico di una collezione bibliotecaria. La collezione di libri antichi a stampa, è il risultato di una campagna di ampliamento dei fondi portata avanti dai monaci cassinensi nel XVII e XVIII secolo. Ancora oggi, i vecchi libri a stampa conservano l’ordine dato dai bibliotecari di quei secoli. Oltre al patrimonio antico, la biblioteca di Montecassino possiede una vasta collezione moderna, che viene costantemente aggiornata nelle sezioni di diritto, storia, letteratura, teologia ,scienze religiose e arte.

La biblioteca possiede anche il testo dell’ultimo scritto attribuito al  Santo, la Responsio ad Bernardum, abbatem casinensem, scritta a margine del manoscritto dei Moralia di San Gregorio Magno[47].

La definitiva distruzione di Montecassino da parte dei bombardamenti (1944) durante la seconda guerra mondiale causò danni incalcolabili al patrimonio librario, di cui si salvò solo una piccola parte. Prima della distruzione, la biblioteca contava 120.000 volumi, nel 1955 solo 20.000.

Attualmente la biblioteca di Montecassino conta circa 30.000 volumi della collezione antica, cioè anteriori al 1830, circa 100.000 volumi della collezione moderna e 380 riviste/giornali. Alcuni codici risalgono al VI e VII secolo. Tra le tante pergamene spicca il Placito Cassinense (960), considerato uno dei documenti più antichi della letteratura italiana.

D. Monte san Giovanni Campano

Monte San Giovanni Campano si trova nella zona dei Monti Ernici, a 438 metri sul livello del mare. Sulla sua sommità e alle sue pendici si trova l’omonima città, dove la famiglia Aquino possedeva un castello.

  1. Storia
  2. Castello di Monte San Giovanni Campano

1. Storia

Qui San Tommaso trascorse un periodo di clausura imposto dalla sua famiglia, durante il quale i suoi fratelli cercarono di dissuaderlo dalla sua decisione di diventare religioso domenicano.

Guglielmo di Tocco racconta che, mentre si trovava qui, una prostituta fu introdotta nella stanza di Tommaso per indurlo a peccare. Vedendola, il Santo prese dal camino, un carbone ardente per scacciarla dalla propria camera. Dopo aver scacciato la giovane, con lo stesso carbone ardente incise sul muro il segno della croce, chiedendo a Dio la grazia della verginità perpetua. Mentre pregava, si addormentò e gli apparvero due angeli che, cingendogli la vita da entrambi i lati, gli dissero: « Ecco, in nome di Dio noi ti cingiamo con la cintura della castità che tu hai chiesto, nessun combattimento potrà mai distruggerla; ciò che non è possibile ottenere con i meriti di una virtù umana, a te è concesso come dono di generosità divina”[48]. Questo fu un fatto permesso dalla Provvidenza affinché Tommaso potesse ottenere da questa lotta un trionfo più glorioso.

tentazione

2. Castello di Monte San Giovanni Campano

  • GOOGLEMAPS: Castello di Monte san Giovanni Campano
  • Indirizzo: Via Corte, 3, 03025 Monte San Giovanni Campano FR.
  • Orari di apertura: È possibile visitare solo mediante prenotazione, con tre giorni di anticipo.
  • Contatto: Pietro Loretta.
  • Telefono (WhatsApp): +39348 515 6245.
  • Nota: La Messa può essere celebrata nella cappella prenotando in anticipo.

 

VISTA PANORAMICA DEL CASTELLO DI MONTE SAN GIOVANNI CAMPANO

L’antica residenza dei Conti d’Aquino, conosciuta anche come Castello Ducale, si trova sul punto più alto di Monte San Giovanni Campano. Imponente e severa nell’aspetto, è una fortezza di difficile accesso; per questo in passato il paese veniva chiamato Castelforte.

INGRESSO ALLA CAPELLA D’AVALO

Il castello aveva numerose torri che oggi non esistono più. A causa di due terremoti nel 1703 e nel 1915, delle fortificazioni originarie rimangono solo due torri, una rettangolare e l’altra pentagonale, situate alle estremità della cinta muraria. L’ingresso al castello è un portale in stile romanico.

INGRESSO AL CASTELLO

I duchi d’Avalos trasformarono la stanza in cui fu imprigionato San Tommaso in un oratorio, che fu ristrutturato più volte. Sopra l’altare si trova un trittico di scuola napoletana del XVI secolo, che anticamente si trovava in una nicchia nel muro. Ogni dipinto raffigura un episodio diverso della vita del Santo:

INTERNO DELLA CAPPELLA D’AVALOS

Il dipinto centrale mostra San Tommaso in ginocchio nel momento di ricevere la cintura di castità per mezzo di quattro angeli che hanno le mani giunte. San Tommaso porta il sole sul petto e la testa è rivolta all’indietro; dietro di lui ci sono le nuvole su cui si erge la figura del Padre Eterno e un nastro che recita:

EX PARTE DEI TE CINGIMUS CINGULO CASTITATIS:

Ti cingiamo, per conto di Dio, con la cintura della castità.

Nel dipinto a sinistra San Tommaso sta pregando i Santi Apostoli Pietro e Paolo e da una nuvola scende un nastro ondeggiante su cui è scritto:

O FELIX DOCTOR, CUI DIVINAE SCRIPTURAE CAELI CLAVICULARIUS APERUIT OSTIUM:

O felice dottore, a cui il portinaio del cielo ha aperto la porta delle divine Scritture!

Nel dipinto a destra San Tommaso adora un Crocifisso. Un nastro esprime le parole del Cristo:

BENE SCRIPSISTI DE ME THOMA:

Hai scritto bene di me, Tommaso.

E. Anagni

Anagni è un comune della provincia di Frosinone, situato nel Lazio meridionale. L’antica città si trova sulle colline ad est di Roma.

La città è nota per il famigerato affronto di Anagni. Questo oltraggio ebbe luogo il 7 settembre 1303, presso la sede papale di Bonifacio VIII, quando Sciarra Colonna, il generale del re Filippo IV di Francia, detto “il Bello”, schiaffeggiò il Papa e lo tenne prigioniero per tre giorni.

  1. Storia
  2. Chiesa di San Giacomo
  3. Cattedrale di Santa Maria

1. Storia

I Domenicani fondarono un convento ad Anagni nel 1240 che grazie alla sua posizione, fungeva da punto di ritrovo per i frati predicatori, soprattutto quando compivano i loro viaggi da Roma a Napoli e viceversa. San Tommaso d’Aquino è stato qui in diversi momenti della sua vita. Alcuni biografi affermano che, tra il 1259 e il 1261, di ritorno da Parigi, come professore, fece la sua prima sosta ad Anagni. Tornò per una breve visita alcuni anni dopo, l’8 settembre 1265, in occasione del capitolo provinciale [49].

Guglielmo di Tocco racconta il seguente aneddoto accaduto in questo luogo:

Si racconta parimenti che il nostro dottore si trovava nel convento di Anagni, frate Giovanni del Giudice, uomo di grande devozione, che aveva una cella di fianco alla camera, lo sentisse frequentemente parlare con qualcuno, e ancor più spesso disputare, mentre era da solo e senza il compagno. D’altronde, è evidente che non sarebbe stato possibile che un solo dottore avesse potuto fissare per iscritto così tante verità, se qualche cittadino del cielo non gli avesse rivelato ciò che dovesse scrivere[50].

SAN TOMMASO NELLA SUA STANZA

2. Chiesa di San Giacomo

  • GOOGLE MAPS: Chiesa di san Giacomo
  • Indirizzo: SP25, 39, 03012 Anagni FR.
  • Orari di apertura: martedì, giovedì e sabato dalle 16:00 alle 20:00 Domenica dalle 7:00 alle 13:00
  • Contatto: Frusone (per organizzare visite guidate).
  • E-mail: francescofrusone86@gmail.com
  • Telefono (WhatsApp): +39 331 497 4012. Segretario della Chiesa: 0775725534

FACCIATA DELLA CHIESA DI SAN GIACOMO

La chiesa, dedicata a San Giacomo, appartiene ad un convento che fu sede di una rinomata scuola di teologia e filosofia al tempo di San Tommaso.

Nel 1770 la chiesa fu restaurata dal cardinale spagnolo Tommaso da Boxadors, membro dell’Ordine dei Predicatori. L’attuale facciata in stile barocco è quella del restauro. Nel 1873 il consiglio comunale convertì il convento in ospedale, anche se dal 1888 opera come collegio femminile con il nome di Regina Margherita.

All’interno della chiesa si trova una croce che, secondo alcuni autori, fu realizzata da San Tommaso.

La Croce di San Tommaso

La tradizione vuole che San Tommaso durante il suo insegnamento ad Anagni, molto spaventato dai fulmini, avesse disegnato sulla parete della sua cella una croce. Fin dall’Alto Medioevo questa croce è stata venerata come difesa contro i fulmini durante le grandi tempeste. Uno dei suoi biografi riferisce che il Santo nei momenti “di spavento, turbamenti atmosferici, tuoni e tempeste, si muniva, come scudo, del segno della croce e diceva: Dio si è incarnato per noi, Dio è morto per noi[51].

La croce contiene i seguenti versetti:

Crux mihi certa salus, crux est quam semper adoro.

Crux Domini mecum, crux mihi refugium.

La croce è la mia salvezza sicura, la croce è ciò che sempre adoro. La croce del Signore è con me, la croce è il mio rifugio.

CROCE FATTA DA SAN TOMMASO

3. Cattedrale di Santa Maria

  • GOOGLE MAPS: Cattedrale di santa Maria
  • Indirizzo: Via Papa Leone XIII, Anagni, FR.
  • Orari di apertura: da novembre a marzo: 09.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00. Da aprile a ottobre: 09:00 – 13:00 / 15:00 – 19:00
  • Nota: si consiglia di prenotare la visita guidata alla cripta, al museo e al tesoro della cattedrale. Il biglietto d’ingresso è di 9 euro.

Cattedrale di Santa Maria

La Cattedrale di Santa Maria in Anagni, in stile romanico lombardo-emiliano, fu costruita tra il 1072 e il 1104 per volere del vescovo Pietro da Salerno.

All’esterno la sua maestosa facciata in pietra tartara domina solennemente il cortile della chiesa, dove si erge un imponente campanile alto 30 metri, decorato da monofore a sesto acuto, doppie e triple. A sud-ovest l’edificio si distingue da Piazza Innocenzo III grazie alla Loggia delle Benedizioni, all’esterno della cappella Caetani e alla scenografica scalinata che curva dietro le absidi[52].

CAMPANILE DELLA CATTEDRALE

All’interno gli elementi romanici, come l’alternanza di pilastri e le colonne che separano le navate, si intersecano con elementi architettonici tipicamente gotici, segno di un periodo di transizione dell’architettura. Il pavimento, di meravigliosa fattura in stile Cosmatesco, è opera di Cosma di Jacopo ed è datato tra gli anni 1224-1227.

INTERNO DELLA CATTEDRALE

La Cripta della Cattedrale è dedicata a San Magno, patrono della città e fu costruita contemporaneamente alla chiesa superiore. Per la sua bellezza mozzafiato, è conosciuta come la “Cappella Sistina” del Medioevo[53].

CRIPTA DELLA CATTEDRALE

 La Vergine col Bambino: reliquia di San Tommaso d’Aquino

Visitando la cappella del Salvatore, nella cripta della cattedrale di Anagni, si può venerare una reliquia di San Tommaso d’Aquino. Infatti in una preziosa icona reliquiario si conservano le reliquie di San Tommaso d’Aquino, quelle di San Tommaso Becket e quelle di San Pietro da Salerno[54].

Si tratta di un dipinto su tavola realizzato nel 1325 da Lello de Urbe, che raffigura la Vergine col Bambino. In ginocchio è raffigurato Rinaldo di Anagni, il sacerdote committente dell’immagine.

ICONA RELIQUIARIO

F. Maenza

Il borgo di Maenza sorge sopra la montagna ad un’altitudine di oltre 360 m. e gode di una posizione incantevole. Tra Maenza e Roccasecca dei Volsci si estende la valle del fiume Amaseno, mentre tra Maenza e Roccagorga si apre la strada ai piedi del monte Caprèa e del monte Semprevisa verso Carpineto Romano, città natale di papa Pecci, Leone XIII[55].

  1. Storia
  2. Castello di Maenza

1. Storia

Tra la fine di gennaio e l’inizio del mese di febbraio del 1274 Tommaso e il suo compagno fra’ Reginaldo da Piperno[56], partirono per il concilio che Gregorio IX aveva convocato per il primo maggio dello stesso anno a Lione, in vista di un accordo con i greci. Tommaso portò con sé i Contra Errors Graecorum, che aveva scritto su richiesta del papa Urbano IV.

Poco dopo Teano,  assorto nei suoi pensieri, non si accorse che c’era un albero caduto di traverso lungo la strada, contro il quale sbatté ferendosi alla testa con un ramo. Il suo compagno si precipitò ad aiutarlo, ma lui affermò di essere soltanto ferito leggermente[57].

Dopo alcuni giorni di viaggio arrivarono al castello di Maenza, dove viveva Francesca, la nipote di Tommaso. La forza e la salute del nostro santo erano  notevolmente indebolite; mentre era lì si ammalò, perse completamente l’appetito e per questo fu affidato alle cure del medico Giovanni di Guido, da Piperno. Dopo aver chiesto a Tommaso cosa desiderasse mangiare per stimolargli l’appetito, ottenne una risposta sconcertante: desiderava mangiare aringhe fresche, un piatto che il nostro Dottore aveva probabilmente assaggiato quando viveva a Parigi. Il medico era molto dispiaciuto di non poter soddisfare la richiesta del paziente, poiché questo tipo di pesce non si trovava da nessuna parte nella zona. Tuttavia, quando uscì nella piazza del castello incontrò un uomo che veniva da Terracina e trasportava un carico di sardine appena pescate. Gli chiese di appoggiare il carico a terra per controllare che non ci fossero altri pesci mescolati nelle sardine e con sua sorpresa trovò un cesto pieno di aringhe fresche. Il dottore non riusciva a superare il suo stupore, perché quel tipo di pesce non si era mai visto in quei luoghi, mentre l’uomo che trasportava il pesce continuava ad assicurare che aveva comprato solo sardine. Secondo Tocco, San Tommaso decise di non mangiarle; al contrario un altro testimone oculare, Pietro di Monte San Giovanni, afferma che le mangiò[58].

L’Aquinate santificò con la sua presenza il castello di Maenza, dove ancora oggi si conserva la stanza dove soggiornò. Si racconta che sia rimasto lì per 40 giorni; tuttavia, nel processo di canonizzazione si dice che si sia trattato solo di pochi giorni[59].

Il 22 ottobre 2011 la comunità di Maenza ha inaugurato un monumento dedicato a San Tommaso d’Aquino. L’opera, realizzata dall’artista Gabriele Jagnocco, si trova in Piazza del Duomo, ai piedi del castello. Si tratta di una scultura in travertino e bronzo, dove sono rappresentati il santo e tutti i simboli che testimoniano la sua presenza nel luogo: il miracolo delle aringhe, il ramoscello d’ulivo, i grandi libri e la sagoma del castello.

MONUMENTO DEDICATO A SAN TOMMASO

2. Castello di Maenza

  • GOOGLEMAPS: Castello di Maenza
  • Indirizzo: Piazza del Duomo, 04010 Maenza LT.
  • Orari di apertura: sabato 15:30 – 18:00 / domenica 10:30 – 12:00, 15:00 – 17:30

VISTA PANORAMICA DEL CASTELLO DI MAENZA

Il castello si erge al centro del borgo medievale, dominando la cittadina con la sua imponente figura quadrilatera, la sua alta mole a speroni e le sue torri rettangolari: tre torri che sporgono agli angoli e una al centro della facciata sud[60].

INTERNO DEL CASTELLO

Nel corso dei secoli l’edificio fu ampliato e subì diverse trasformazioni, passando da residenza difensiva a corte rinascimentale, come testimoniano gli stemmi e le iscrizioni scolpite e dipinte (XIV-XVII secolo), relative ai diversi signori del feudo. La parte superiore del castello è dotata di torri quadrangolari e semicilindriche costruite tra il XII e il XVI secolo e presenta anche merlature quadrate. L’intera struttura è conservata in perfette condizioni.

INGRESSO DEL CASTELLO

L’interno fu abbellito nel 1640 con affreschi marmorei, grottesche, paesaggistici e araldici, decorazioni che si aggiunsero alle preesistenti iscrizioni gotiche e rinascimentali, agli stemmi delle famiglie  De Cabanni e Caetani e ai camini  tra i quali spicca quello del piano nobile del XVI-XVII secolo. La stanza detta di San Tommaso, dove soggiornava in visita alla nipote, custodisce affreschi di Vincenzo Fedele di Montefortino[61]. Oggi il castello ospita il  Civico Museo del Paesaggio ed eventi culturali.

G. Fossanova

Nel cuore della pianura pontina, nel comune di Priverno, sorge il Borgo di Fossanova. Nasce e si sviluppa attorno ad un’abbazia gotico-cistercense, costruita nell’anno 1200 e situata a 5 km dal centro urbano di Priverno e a 106 km a sud-est di Roma.

  1. Storia
  2. Abbazia di Fossanova
  3. La Chiesa Abbaziale
  4. Il Complesso dell’Abbazia
  5. La cella dove morì l’Angelico

1. Storia

L’abate dell’epoca, Teobaldo di Ceccano, avendo saputo del passaggio di San Tommaso per Maenza, visitò il santo insieme ad altri confratelli e lo pregò vivamente di sostare nell’abbazia. Il santo, recuperate un po’ di forze fisiche, accettò l’invito e decise di trasferirsi dalla casa della nipote all’abbazia di Fossanova. Si dice che la sua decisione, dopo attento discernimento, fosse la seguente: Se il Signore mi deve  visitare, è meglio che mi trovi in una casa di religiosi piuttosto che in una casa di secolari.

Questo viaggio di 16 chilometri, nonche l’ultimo della sua vita, lo fecce a dorso di mulo, questo dimostra la sua debolezza e la gravità delle sue condizioni, poiché ai domenicani non era permesso cavalcare per spostarsi[62].

Si stima che San Tommaso sia arrivato all’abbazia nel mese di febbraio. In considerazione delle precarie condizioni di salute del santo dottore, gli fu preparata una stanza vicina all’infermeria. Era seguito con grande attenzione e riverenza dai monaci, che a quel tempo erano più di 100[63]. Alcuni  gli chiesero di spiegare loro il Cantico di Salomone secondo il senso e lo spirito di san Bernardo, ma egli rispose loro dicendo: “Datemi lo spirito di Bernardo e io vi darò un’esposizione espirando lo spirito di Bernardo”. Insistettero, pregandolo di farlo, almeno secondo la sua mente. Allora san Tommaso acconsentì alle suppliche e parlò loro secondo ciò che la sua pia mente gli suggeriva sinceramente[64].

La salute di San Tommaso era visibilmente peggiorata. In quei giorni diede un esempio di ammirevole pazienza ed edificò i monaci con il suo comportamento. Questi, da parte loro, lo servivano con straordinaria carità, mossi dalla grande venerazione che nutrivano per lui. Facevano a gara per trasportare sulle proprie spalle legna dal bosco o quanto gli fosse necessario. I monaci ricorderanno dopo la sua morte non solo la suprema pazienza di Tommaso, ma anche la sua mansuetudine, umiltà e inalterabile bontà[65].

Il 5 marzo ricevette il suo viatico, come al solito, e secondo i testimoni oculari, pronunciò in quel momento alcune parole che mostrano il giudizio che il moribondo aveva del suo lavoro:

Io ti ricevo, prezzo della redenzione della mia anima, io ti ricevo viatico del mio pellegrinaggio, per l’amore del quale ho studiato, vegliato, penato; ho predicato te, ho insegnato te; non ho mai detto nulla contro di te, e se l’ho fatto è stato per ignoranza e non mi intestardisco nel mio errore; se ho insegnato male su questo sacramento o su altri, lo sottometto al giudizio della santa Chiesa romana, nella cui obbedienza lascio adesso questa vita[66].

MORTE DI SAN TOMMASO

San Tommaso morì la mattina del 7 marzo 1274, trasformando Fossanova nel suo candelabro e diventando una splendida luce che illumina  il mondo con la sua dottrina.  Il beato dottore corse nello stadio con tale agilità, combatté così coraggiosamente e vinse trionfalmente, che può dire con l’apostolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia”.[67] Una corona che si meritava davvero per lo studio della dottrina.

Le spoglie mortali di San Tommaso

Il corpo di San Tommaso fu sepolto davanti all’altare maggiore della chiesa di Fossanova. I monaci cistercensi, temendo che i domenicani volessero recuperare le spoglie del santo per il loro Ordine, cercarono diversi modi per nascondere le reliquie.

Nell’ottobre del 1274, pochi mesi dopo la sua morte, avvenne la prima traslazione del suo corpo. Lo portarono fuori dalla tomba della chiesa e lo nascosero nella cappella di Santo Stefano, che si trovava all’interno del monastero stesso. All’apertura della tomba, sia il corpo che i suoi vestiti furono trovati intatti.

L’Angelico apparve in sogno all’abate di Fossanova, lamentandosi che i suoi confratelli non potevano pregare sulla sua tomba, così l’abate fece riportare il corpo in chiesa. Dopo qualche anno il corpo fu collocato all’interno di un sarcofago marmoreo, sul lato sinistro del presbiterio.

Quindici anni dopo la sua morte Teodora, sorella di San Tommaso, chiese all’abate di Fossanova, Pietro di Monte San Giovanni, la mano destra del fratello come reliquia. Anche in queste circostanze, il corpo e le vesti del Santo furono trovati incorrotti, ad eccezione della punta del naso, che risultò leggermente deteriorato.

Dopo questa seconda apertura della tomba si decise di separare le ossa dalla carne, facendo bollire il corpo nel vino, pratica non estranea per le usanze dell’epoca.

Decenni dopo, Onorato Caetani, conte di Fondi, in guerra con il signore di Priverno e non avendo le risorse necessarie per pagare la sua campagna, pensò di trafugare le reliquie di San Tommaso dai monaci di Fossanova e venderle al re di Sicilia per ottenere così i fondi necessari per la guerra. Nel 1349, a causa di questi conflitti le spoglie del Santo furono trasferiti a Fondi poiche i monaci, impossibilitati a difendere le reliquie, le consegnarono al conte. Tuttavia Onorato rinunciò al progetto di venderli, perché si era alleato con la famiglia di San Tommaso e decise di tenerli nella cappella del suo castello.

Qualche tempo dopo i monaci chiesero la restituzione delle reliquie: il conte decise di farlo solo grazie a un singolare miracolo che il santo concesse alla famiglia. Esse rimasero nascoste nel campanile della chiesa di Fossanova fino a quando, poco dopo, il conte le rubò di nuovo con grande astuzia.

Le reliquie furono venerate a Fondi fino al 1368, quando furono trasferite a Tolosa; la testa invece fu conservata a Priverno[68].

2. Abbazia di Fossanova

FOSSANOVA

La costruzione di questa chiesa fu completata tra il 1217 e il 1218. I monaci cistercensi che la costruirono la consacrarono con il nome di Santa Maria[69].

Il XIII secolo sembra essere stato il periodo più splendido in termini di vita monastica in questa abbazia. Ma a partire dal XV secolo, con l’istituzione della Commenda (l’abbazia fu affidata a un cardinale commendatario), iniziò un lento declino, che si sarebbe concluso con l’avvento della Repubblica Romana alla fine del XVIII secolo[70]. I monaci furono costretti a fuggire nel castello di San Sebastiano, a Isola di Sora, e i nuovi occupanti rubarono tutti i loro beni.

Fu solo nel 1823 che il clero, il Capitolo della Cattedrale e il comune di Priverno si appellarono per la prima volta a papa Leone XII, chiedendo la restituzione dell’antico monastero alla Chiesa. La restituzione del complesso abbaziale fu concordata il 14 ottobre 1826. Per abitare l’abbazia, Leone XII ordinò il trasferimento a Fossanova dei certosini di San Bartolomeo di Trisulti: furono nove i monaci che arrivarono ad occupare il monastero.

Con l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia nel settembre 1870, tutte le proprietà ecclesiastiche furono nazionalizzate, compresa Fossanova nel 1873. Perciò i certosini furono costretti a lasciare il monastero.

Tra il 1926 e il 1933 tre monaci di Don Guanella vissero nell’antico convento cistercense, e nel 1936 l’abbazia fu affidata ai Frati Minori Conventuali.

Durante la seconda guerra mondiale le truppe tedesche occuparono l’abbazia dal novembre 1943 al 24 maggio 1944[71]. Dopo la guerra, l’abbazia fu lasciata nelle mani della Soprintendenza ai Beni Culturali del Lazio: tuttavia l’assistenza pastorale non fu sospesa e fu svolta dai Frati Minori Conventuali fino al settembre 2017,quando è passato nelle mani dei missionari dell’Istituto del Verbo Incarnato.

VISTA PANORAMICA DELL’ABBAZIA DI FOSSANOVA

3. La Chiesa Abbaziale

INTERNO DELLA CHIESA ABBAZIALE

La chiesa è in stile cistercense “borgognone francese”, ha una pianta a croce latina, la sua facciata è ornata da un bel rosone, mentre l’interno è diviso in tre navate separate da colonne.

All’incrocio dei bracci della croce latina si trova il tiburio che ospita le campane.

Dal punto di vista decorativo, presenta solo due affreschi originali: quello della Porta dei Morti, che raffigura una “danza macabra” e quello di San Tommaso, situato sul lato sinistro del presbiterio, nel luogo dove si trovava la sua tomba.

Tommaso d’Aquino è raffigurato con un ostensorio in mano e ai suoi piedi c’è l’iscrizione:

Hic requievit – corpus Divi-Th – ome aquinat – is A.D. 1(2)74:

Il corpo di San Tommaso d’Aquino riposava qui, nell’anno del Signore 1(2)74.

Nella navata sinistra si trova il sarcofago che ospitava il corpo di San Tommaso e, in seguito, le sue reliquie, collocate nella cappella dedicata a Santo Stefano e San Tommaso[72]. Dopo la soppressione dell’Abbazia, il sarcofago fu trasferito a Priverno insieme ad altri oggetti. Nel 1827 fu restituito all’abbazia e dal 23 luglio 2023, dopo il suo restauro, è stato posizionato nella suddetta cappella.

4. Il Complesso dell’Abbazia

Secondo l’usanza cistercense, il complesso abbaziale è diviso in due ali: la cosiddetta “ala dei conversi”, situata sul lato ovest, e “l’ala dei monaci” situata sul lato est. Quest’ultimo ospita il chiostro e altri ambienti ad uso privato.

L’ala dei conversi è costituita da un edificio a due piani. Le ampie porte del piano terra indicano che era adibito a ripostiglio. Anticamente quest’ala aveva una cappella nella parte adiacente alla chiesa[73], dove per un certo periodo fu nascosto il corpo di San Tommaso[74]. Oggi c’è una nuova cappella dedicata a Santo Stefano.

chiostro

Il chiostro presenta tre ali romaniche, con i corridoi coperti da volte a botte, e un’ala gotica di epoca più tarda, che si distingue per la volta a vela e l’intaglio delle colonne.

In uno degli angoli del chiostro, accanto alla porta d’ingresso della chiesa cosiddetta “diurna”, si trova una pietra estratta dal pavimento segnata con le impronte della mula di San Tommaso. Si narra che la nipote di San Tommaso, la contessa Francesca di Ceccano, si recò all’Abbazia per partecipare ai funerali dello zio. Una volta lì, dovette aspettare che il corpo fosse portato all’ingresso del monastero, perché alle donne era proibito entrare. Secondo la leggenda quando il corpo arrivò, lei e le due dame che l’avevano accompagnata cominciarono a piangere e a gemere così forte che la mula, la stessa che pochi giorni prima aveva trasportato Tommaso a Fossanova, spezzò la corda che la legava, e fuggendo dalla stalla, raggiunse la porta d’ingresso dell’Abbazia senza che nessuno la guidasse. Lì morì sdraiata accanto alla bara, non per qualche malattia, ma per la perdita del suo proprietario[75].

impronte della mula di San Tommaso

Uscendo dal chiostro verso est, attraverso un passaggio voltato a botte che attraversa il dormitorio dei monaci, si accede ad un giardino, dove troviamo il cosiddetto “chiostro” o chiostrino. Sul lato est del chiostrino si trova l’infermeria, situata parallelamente al suddetto dormitorio. Un tempo c’era una cappella attigua all’infermeria, dedicata a Santa Pudenziana. Lì, nel luogo che un tempo apparteneva al presbiterio, riposano le spoglie mortali del cardinale Velasio De Paolis.

La tomba del cardinale Velasio De Paolis

Al piano superiore di questa antica cappella si trova la stanza dove morì San Tommaso.

5. La cella dove morì l’Angelico

Interiore della capella dove morì San Tommaso

Tra il 1666 e il 1667 il cardinale commendatario Francesco Barberini eseguì un’importante ristrutturazione della cella dove morì il santo, per la quale fece unire la cella alla stanza attigua ed eresse un altare, ornato da un altorilievo dello scultore Antonio Giorgetti[76], in cui è raffigurato San Tommaso giacente e malato, mentre spiega il Cantico dei Cantici ai monaci che lo circondano[77].

Sulla parete sinistra della cappella, in una lunga iscrizione murale di difficile lettura, si trova il seguente testo risalente al XVI secolo:

Quando San Tommaso si trovava nel monastero cistercense di Fossanova, vicino al fiume Amaseno, a Campa, per riprendersi dopo che la forza del suo stomaco era stata indebolita dal continuo studio, i monaci presenti al suo capezzale gli chiesero di spiegare loro il Cantico di Salomone secondo il senso e lo spirito di San Bernardo,  anche se in modo più breve; ma egli li confutò dicendo: “Datemi lo spirito di Bernardo e io ve ne darò un’esposizione espirando lo spirito di Bernardo”.

Ma essi, insistendo, gli chiesero di dare loro almeno una breve spiegazione dei cantici (Cantico dei Cantici), secondo la sua mente. Lasciando che alcuni monaci venissero ad ascoltarlo e a scrivere le parole che uscivano dalla sua bocca, cominciò la seconda esposizione del cantico, diversa nello stile e nell’erudizione dalla prima esposizione dello stesso libro, secondo il tempo, secondo le preghiere dei monaci e secondo le circostanze della sua malattia, scrivendo non ciò che l’arte faceva, non ciò che l’arte richiedeva, ma ciò che il suo pio spirito, avvicinandosi all’immortalità futura, gli suggeriva…

Come spiegò, quando giunse al sesto capitolo del libro, e pronunciò con gli occhi rivolti al cielo, infiammò il suo spirito e si riempì di gioia, quelle parole dello stesso capitolo:

“Vieni… entriamo nel giardino”…

Immediatamente espirò la sua anima (che) lasciò il suo corpo mortale nel giardino della felicità eterna… l’anno 49 (latino 44) della sua età e il 1274 della nascita di Cristo…

ALTORILIEVO DELLO SCULTORE ANTONIO GIORGETTI

Su entrambi i lati dell’apertura che conduce all’altare, si possono vedere anche le seguenti iscrizioni:

ISCRIZIONE A DESTRA

OCCIDIT HIC THOMAS LUX UT FORET EXPANDER ORBI

ET CANDELABRU SIC NOVA FOSSA FORET

Qui morì San Tommaso, per diventare la luce più splendida del mondo e così Fossanova essere il suo candeliere.

ISCRIZIONE A SINISTRA

EDITUS ARDETI LOCUS ET NON FOSSA LUCERNE

HAC IGITUR FOSSAM QUIS NEGET ESSE NOVAM?

Questo luogo elevato brucia; E non è una lampada nascosta

Chi negherà, allora, che questa tomba sia nuova?

H. Priverno

La città di Priverno, nel cuore della valle dell’Amaseno, è situata in una zona di modeste alture facenti parte dei Monti Seiani; a partire dal Medioevo e fino al 1927 veniva chiamata Piperno. Nativo di Priverno era padre Reginaldo, il caro amico e compagno di San Tommaso[78].

  1. Historia
  2. Concattedrale di Santa Maria Annunziata

1. Storia

Due chiese particolari si contendono il privilegio di possedere il teschio di San Tommaso, quella di Tolosa e quella di Priverno: in entrambi si venera una testa che la tradizione attribuisce a San Tommaso.

Non si sa, con certezza, per quanto tempo la testa di San Tommaso sia stata venerata nella chiesa di San Benedetto a Priverno, anche se si sostiene che essa sia arrivata lì su richiesta del comune di Priverno. La preziosa urna contenente la testa era chiusa con cinque chiavi, quattro delle quali custodite dai quattro Ufficiali delle Porte di Piperno e la quinta dall’Abate di Fossanova. La chiesa di San Benedetto dipendeva, a quel tempo, dall’abbazia di Fossanova ed era residenza dell’abbate[79].

Città di Priverno

Quella venerata a Priverno fu ritrovata a Fossanova nel 1585, anche se la sua autenticità è fortemente messa in dubbio dagli storici francesi.

Reliquia di San Tommaso

2. Concattedrale di Santa Maria Annunziata

  • GOOGLE MAPS: Concattedrale di santa Maria Annunziata
  • Indirizzo: Via S. Giovanni, XXIII, 04015 Priverno LT.
  • Orari di apertura: dal lunedì alla domenica dalle 8:00 alle 18:00
  • E-mail: pm-laz@beniculturali.it. Polo Museale del Lazio di proprietà del MiBAC.
  • Telefono (WhatsApp): +39773939061.
  • Nota: la cattedrale non è sempre aperta, è necessario chiamare prima .

FACCIATA DELLA CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ANNUNZIATA

Eretta nel centro di Priverno, la Cattedrale è dedicata a Santa Maria Annunziata, consacrata alla fine del XII secolo[80].

La chiesa è a tre navate, secondo i canoni dell’architettura romanica, e quella centrale termina con un’ abside semicircolare. Nel XVI secolo diverse cappelle furono aggiunte alle navate laterali[81].

 Le opere che spiccano nella navata centrale sono:

– il dipinto dell’Annunciazione nell’abside, di Ferdinando de Ludovisi del 1756[82];

– la balaustra marmorea del presbiterio, l’altare maggiore e i due pilastri che lo fiancheggiano, opere di Giuseppe Perini, realizzate tra il 1784-1795[83];

– il pulpito ligneo, opera di Fortunato Baccari[84] del XIX secolo ;

– la Via Crucis, opera del pittore Giuseppe Camponeschi, del 1776[85].

INTERNO DELLA CONCATTEDRALE DI PRIVERNO

Nella navata destra si conserva la tavola quattrocentesca della “Madonna d’Agosto”, protettrice, insieme a San Tommaso d’Aquino, della città di Priverno.

La cappella più famosa è invece quella di Santa Caterina da Siena, che conserva la reliquia del teschio di San Tommaso.

Alla fine del Settecento il patronato di questa cappella passò a Federico Zaccaleoni.

Fu suo figlio Agostino che, con l’autorizzazione del Capitolo della Cattedrale, restaurò la cappella e ottenne il privilegio di conservare le reliquie più importanti nella Cattedrale. Fece rimuovere il dipinto di Santa Caterina e aprì in quel luogo una nicchia, dove le reliquie di San Tommaso sono conservate fino ad oggi[86].

CAPPELLA CON LA RELIQUIA DI SAN TOMMASO

I. Fondi

Fondi è un importante comune della provincia di Latina, situato a metà strada tra Roma e Napoli. Il suo agglomerato urbano è circondato dai monti Aurunci e Ausoni e si apre a sud verso il Mar Tirreno.

  1. Storia
  2. Convento di San Domenico e Cappella di San Tommaso

1. Storia

Fossanova era celebre come luogo di sepoltura del santo, canonizzato da Papa Giovanni XXII il 18 luglio 1323.  Nel 1349, le reliquie furono sottratte da Onorato, conte di Fondi, recuperate dall’abate di Fossanova e poi dallo stesso nuovamente trafugate e tenute a Fondi fino al 1368. In quell’anno, il maestro generale dei domenicani, Elia Raimondo, grazie al sostegno di Papa Urbano V, riuscì a salvare le reliquie del santo ottenendo dalle autorità di Fondi la cassa d’argento contenente le spoglie. Contemporaneamente dalla residenza pipernese dell’abate di Fossanova (chiesa di San Benedetto) ottenne l’urna dorata con il cranio di San Tommaso.

Accompagnato dall’abate di Fossanova e dai notabili di Piperno, trasferirono le reliquie a Montefiascone, dove risiedeva Urbano V. Passando per Viterbo e Orvieto, giunsero a Tolosa il 28 gennaio 1369[87].

2. Convento di San Domenico e Cappella di San Tommaso

  • GOOGLE MAPS: Convento di San Domenico e Capella di San Tommaso
  • Indirizzo: Largo Luigi Fortunato, 04022 Fondi LT.
  • Orari di apertura: aperto al pubblico dal martedì alla domenica dalle 09:00 alle 13:00 e il pomeriggio dalle 16:30 alle 20:30.
  • Telefono (WhatsApp): +39771513644.
  • Nota: si consiglia di chiamare prima di partire.

CHIOSTRO DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO

L’ex convento si trova all’interno del primitivo castrum urbano, a ridosso della parte meridionale delle mura, delimitato dalla via Appia.

Determinare la data di fondazione del convento dei frati predicatori e descriverne cronologicamente le fasi di sviluppo è attualmente un compito difficile, a causa della mancanza di fonti documentate[88]. Una forte tradizione locale afferma che qui risiedeva una comunità benedettina, ma si sa che i domenicani arrivarono dopo il 1303 e prima del 1358.

Prima del XVII secolo esisteva una chiesa dedicata a San Tommaso, oggi in possesso del demanio e  utilizzata per eventi culturali.

La navata centrale dell’antica chiesa è divisa in tre ambienti disuguali, in quanto subì importanti interventi e riforme nel corso del XV secolo per ordine di Onorato II Caetani d’Aragona[89]. Nel 2004 sono stati eseguiti nuovi lavori di restauro, che hanno rivelato l’esistenza di un’abside semicircolare di notevole antichità[90].

La chiesa, nella sua prima costruzione, aveva pareti in stucco giallo pallido e un altare sul lato ovest circondato da due colonne che imitavano il marmo. La volta, invece, ricoperta da una ricca decorazione fu ridipinta nel corso del XIX secolo.

INTERNO DELL’ANTICA CHIESA DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO

La cappella dedicata a San Tommaso

INTERNO DELLA CAPPELLA VOTIVA DEDICATA A SAN TOMMASO

Il coro della vecchia chiesa fu trasformato in cappella votiva, dedicata a San Tommaso, alla fine del XVII secolo. Nel documento dell’Apprezzo dello Stato di Fondi del 1690 si narra quanto segue:

Accanto a questa chiesa si trova il convento con il chiostro e i dormitori, con la cella di San Tommaso d’Aquino, oggi ridotta a cappella[91].

Non esiste una datazione precisa delle decorazioni pittoriche, anche se può essere stimata dai diversi stili[92].

Tra i dipinti spiccano gli affreschi di San Tommaso e Santa Caterina da Siena, in stile napoletano, di scuola della prima metà del XV secolo[93]. Da ciò possiamo dedurre che i Domenicani che presero possesso dell’antica chiesa realizzarono dipinti relativi ai santi del loro ordine[94].

Nella prima metà del XIII secolo, sul sito della prima chiesa, che probabilmente aveva un’abside semicircolare, fu costruito un nuovo edificio a navata unica, sormontato da un coro quadrato.[95]

All’interno della cappella si trova un’immagine di San Tommaso d’Aquino di epoca moderna, sul cui petto è conservata una reliquia di primo grado.

RELIQUIA DI SAN TOMMASO A FONDI

Le spoglie di San Tommaso, portate da Fossanova, furono conservate qui per un breve periodo prima che papa Urbano V ne ordinasse il trasferimento a Tolosa (Francia). Su una lapide, che si trova all’esterno della cappella dove giaceva il corpo del santo, si legge la seguente iscrizione:

ISCRIZIONE che si trova ALL’ESTERNO DELLA CAPPELLA

HAC IN AEDE CORPUS DICI THOMAE AQUINATIS EX MONASTERIO FOSSAE NOVAE ALIQUANDIU QUIEVIT ET POSTEA URBANO V SUMMO PONTIFICE REGNANTE THOLOSAM FUIT TRANSLATUM

In questo tempio si dice che il corpo di Tommaso d’Aquino riposò per qualche tempo, (portato) dal monastero di Fossanova e fu poi trasferito a Tolosa sotto il regno del Sommo Pontefice Urbano V.

j. Roma

  1. Storia
  2. Basilica di Santa Sabina.
  3. Il Convento di Santa Sabina.
  4. Basilica di Santa Maria sopra Minerva.

1. Storia

Nel 1265 il capitolo provinciale dei Domenicani, riunitosi ad Anagni, stabilì che San Tommaso fosse inviato a Roma per fondare uno studium conventuale nella chiesa di Santa Sabina, per la formazione dei frati dei vari conventi della provincia romana[96].

Durante questo periodo Tommaso cercò di riprendere per i suoi studenti il commento alle Sentenze già insegnato a Parigi. Poiché non gli sembrava sufficiente, accantonò questo tentativo, alla fine del primo anno, per realizzare un progetto diverso: la stesura della Summa Theologica. Con ciò Tommaso intendeva contribuire alla già lunga e accentuata tradizione dei manuali del suo ordine, ma voleva anche colmarne la lacuna più importante dando alla teologia morale la base dogmatica che le mancava[97]. La Summa Theologica è ancora oggi l’opera più utilizzata di Tommaso e certamente la più conosciuta.

Vicino a Roma, nella zona dei Castelli Romani, c’è una città chiamata Molara dove San Tommaso passò due volte. Qui si trovava il castello del cardinale Riccardo degli Annibaldi († 1276), personaggio che aveva un affetto e un rapporto familiare speciale con il santo. L’Angelico era un caro amico di suo nipote, il cardinale Annibaldo. In questo castello accaddero due episodi significativi, entrambi narrati da Guglielmo di Tocco: la conversione di due ebrei dopo le conversazioni con Tommaso e la guarigione di frate Reginaldo, avvenuta con l’imposizione delle reliquie di sant’Agnese, che il santo portava con sé per devozione[98].

Il castello, quasi in rovina, fu abbandonato nel XV secolo e completamente distrutto nel XVII secolo. Oggi vi si trova la grandiosa Villa Mondragone.

VISTA PANORAMICA DELLA VILLA MONDRAGONE

2. Basilica di Santa Sabina

INTERNO DELLA BASILICA DI SANTA SABINA

Santa Sabina è una delle basiliche minori di Roma, situata sul colle Aventino. Fu costruita, tra il 422 e il 432, su un tempio dedicato alla dea Giunone. Il sacerdote Pietro d’Illiria intraprese la costruzione della chiesa sulla proprietà della matrona romana Sabina.

L’edificio ha una lunga pianta rettangolare, divisa in tre navate separate da colonne. Sotto l’altare si trovano le spoglie di Santa Sabina. La porta d’ingresso in legno fu costruita nel V secolo. Il coro è imponente e ancora oggi i frati domenicani vi celebrano le funzioni liturgiche.

La Basilica di Santa Sabina e le sue adiacenze furono donate dal Papa Onorio III a San Domenico di Guzman nel 1221[99].

3. Il Convento di Santa Sabina

  • Indirizzo: Piazza Pietro D’Illiria, Roma, 00153 RM.
  • Programma: Concordare con il contatto.
  • Contatto: P. Philipp Johannes Wagner O.P. (per visite guidate).
  • E-mail: PJUJOP@gmx.net / rettore.basilica@curia.op.org
  • Telefono (WhatsApp): +393388137882.

È la residenza della Curia Generalizia dell’Ordine dei Predicatori e per la maggior parte è rimasto immutato dai primi giorni dell’Ordine. L’appartamento di San Domenico fu trasformato in oratorio.

INTERNO DELLA STANZA DI SAN DOMENICO

Il refettorio  e la sala capitolare sono conservati cosi come furono costruiti al tempo di San Tommaso.

SALA CAPITOLARE

4. Basilica di Santa Maria sopra Minerva

Basilica di Santa Maria sopra Minerva

Nell’area oggi occupata dalla Basilica di Santa Maria sopra Minerva e dal convento domenicano, anticamente, sorgevano tre templi: il Minervium, dedicato a Minerva Calcidica, lo Yesum, dedicato a Iside, e il Serapeo, dedicato a Serapide.

Secondo alcuni documenti dell’VIII secolo, qui c’era una piccola chiesa che papa Zaccaria (741-752) aveva concesso alle monache basiliane. Nel 1255 la Chiesa entrò a far parte dell’Ordine dei Predicatori.

Nel corso dei secoli la basilica ha subito varie trasformazioni e restauri, anche se il suo stile è prevalentemente barocco. Qui riposano i corpi di Santa Caterina da Siena e del pittore Fra Giovanni da Fiesole, meglio conosciuto come Beato Angelico o Frà Angelico[100].

In questa chiesa il cardinale Oliviero Carafa, protettore dell’Ordine domenicano, eresse nel 1486 una cappella in onore di San Tommaso, oggi conosciuta come Cappella Carafa. Qui si trova la reliquia del braccio di San Tommaso.

L’arco trionfale all’ingresso della cappella reca la seguente iscrizione:

DIVAE MARIAE VIRGINI ANNUNTIATAE ET DIVO THOMAE AQUINATI SACRUM:

Cappella della Beata Vergine Maria dell’Annunciazione e di San Tommaso d’Aquino.

Sulla parete di fondo e di destra si trovano i famosi affreschi di Filippino Lippi. Il pannello sopra l’altare raffigura la Vergine accompagnata da un angelo e ai suoi piedi il cardinale Carafa e San Tommaso.

AFFRESCO SULL’ALTARE

Sulla parete destra della cappella si può vedere San Tommaso in preghiera.

MURALE A DESTRA DELLA CAPPELLA

Al di sotto si trova il magnifico affresco noto come Il trionfo di San Tommaso sull’eresia. Il santo è raffigurato seduto su una sedia, con un libro nella mano sinistra, mentre con la mano destra indica l’errore, personificato da un eretico che giace a terra.

Accanto al santo si trovano quattro figure femminili che simboleggiano la grammatica, la retorica, la dialettica e la filosofia. In primo piano, a destra, i discepoli di San Tommaso e gli eretici a sinistra[101].

AFFRESCO DEL TRIONFO DI SAN TOMMASO SULL’ERESIA

 Storia della Reliquia del Braccio di San Tommaso

Nel pieno della Rivoluzione Francese (1789-1799) un frate salvò dalla distruzione l’oggetto più prezioso del convento domenicano di San Giacomo a Parigi: il braccio destro di San Tommaso d’Aquino. Per salvare la reliquia il frate la inviò al principe Ferdinando I, duca di Parma-Piacenza e Guastalla e grande protettore dell’ordine domenicano. Alla morte del duca, la sua enorme collezione di cimeli fu ereditata dalla figlia Carlotta, la quale si fece monaca domenicana e portò in dote al convento di San Domenico e San Sisto a Roma numerose reliquie, tra cui quella di San Tommaso.

RELIQUIA DEL BRACCIO DI SAN TOMMASO

In occasione del sesto centenario della morte di San Tommaso, avvenuta nel 1874, la reliquia fu trasferita nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva.

k. Napoli

La città di Napoli è il capoluogo della regione Campania e dell’omonima provincia. Si trova a metà strada tra il Vesuvio e un’altra zona vulcanica, i Campi Flegrei.

  1. Storia
  2. Basilica di San Domenico Maggiore
  3. Complesso Conventuale di San Domenico
  4. Duomo di Napoli

1. Storia

Nell’autunno del 1239, all’età di circa quindici anni, San Tommaso si iscrisse allo Studium Generale di Napoli per intraprendere lo studio delle arti e della filosofia, dottrine obbligatorie prima di studiare teologia[102]. Fu lì che conobbe anche gli scritti di Aristotele.

Lo Studium Generale era un’università medievale che riceveva studenti provenienti da diverse parti d’Europa, ai quali veniva concesso, al termine degli studi, il diritto di insegnare.

San Tommaso, in questa città, conobbe l’Ordine dei Predicatori e qui chiese di essere ammesso. I Domenicani si erano stabiliti a Napoli nel 1231, nel convento benedettino di San Michele a Morfisa, oggi Chiesa di San Domenico Maggiore. Fu in questa chiesa che, nell’aprile del 1244, San Tommaso ricevette il santo abito[103].

Il nostro santo tornò due volte a Napoli nel 1259, durante questo periodo si dedicò al lavoro sulla Summa contra Gentiles fino a quando fu assegnato a Orvieto nel 1261[104], e poi nel 1272, per fondare uno Studium Generale. Durante questo periodo lavorò alla terza parte della Summa Theologiae[105].

Durante la Quaresima del 1273 l’Angelico predicò nella chiesa oggi chiamata Basilica di San Domenico Maggiore e le prediche trattavano del duplice precetto della carità e del saluto angelico; in esse non usava il latino universitario, ma piuttosto il volgare napoletano compreso dal popolo.

Il 6 dicembre 1273, mentre celebrava la messa nella cappella di San Nicola, Tommaso subì una sorprendente trasformazione interiore. A quel tempo stava scrivendo la terza parte della Summa; il trattato sulla penitenza. Dopo questa Messa, non ha né scritto né dettato nient’altro, si è persino sbarazzato del suo materiale di lavoro.

Reginaldo da Piperno, il suo segretario, non capendo perché stesse abbandonando il suo lavoro, gli chiese sconcertato il perché e San Tommaso rispose: “Non ne posso più, tutto quello che ho scritto mi sembra paglia dopo quello che ho visto[106]”.

VISIONE DEL 6 DICEMBRE 1273

2. Basilica di San Domenico Maggiore

  • GOOGLEMAPS: Basílica di san Domenico Maggiore
  • Indirizzo: Vico San Domenico Maggiore, 80134 Napoli NA. C
  • Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00
  • Sitto web: https://shop.visitaresandomenicomaggiore.it/it/biglietti.
  • Nota: non è possibile raggiungere la basilica in auto, si consiglia di parcheggiare alla periferia del centro storico e arrivarci con i mezzi pubblici.
  • Il Museo del Dressage offre una visita guidata. Il pagamento si effettua in sacrestia e può essere prenotato online sul sito. Il percorso completo comprende: sacrestia – sala del tesoro – cella di San Tommaso d’Aquino – cripta della Carafa di Roccella.

BASILICA DI SAN DOMENICO MAGGIORE

L’attuale basilica sorge sul sito dell’antica chiesa di San Michele a Morfisa; sia il convento che la chiesa furono donati ai domenicani dai benedettini.

Nel 1283 Carlo II d’Angiò, principe di Salerno, costruì sul sito una chiesa gotica a tre navate sulla base di un’antica chiesa romanica, eretta in direzione opposta alla chiesa preesistente, cioè con l’abside rivolta verso la piazza. Numerose sono le opere d’arte e numerose le tombe di personaggi illustri (nobili napoletani, domenicani e 45 tombe della nobiltà aragonese); inoltre al centro della basilica si possono vedere gli stemmi dei Domenicani e nei quattro angoli gli stemmi della Casa d’Aragona e della Corona spagnola.

Il portone ligneo e il portale marmoreo a sesto acuto sono le uniche vestigia della primitiva facciata, mentre il braccio destro del transetto conserva vestigia romaniche dell’antica basilica.

Sotto l’altare, in un’urna di bronzo, si trovano le ossa del Beato Raimondo da Capua, confessore di Santa Caterina da Siena e XXIII Maestro Generale dei Domenicani, morto a Norimberga, in Baviera, il 5 ottobre 1399.

Sull’altare si possono osservare, due tele di Michele da Napoli:  a sinistra, San Domenico in disputa con gli eretici; a destra, San Tommaso tra i dottori. La basilica presenta 28 cappelle laterali, tra le quali spicca il Cappellone del Crocifisso (o Carafa).

Lo spazio occupato da questa cappella apparteneva in origine alla cappella di San Nicola, nell’antica chiesa di San Michele a Morfisa. Da allora ha sempre ospitato la tavola duecentesca del Crocifisso, che secondo la tradizione, si rivolse a San Tommaso d’Aquino con le seguenti parole: Tommaso, hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi? Al che il santo rispose: “Nessuno tranne Te, Signore”. Sotto l’altare si può vedere, raffigurato in marmo, questo episodio della vita di San Tommaso.

TAVOLETTA DEL CROCIFISSO CHE, SECONDO LA TRADIZIONE, PARLÒ A SAN TOMMASO D’AQUINO

Questo famoso crocifisso è protetto da una pala d’altare, alla cui sommità si trovano angeli che reggono lo stemma dei Domenicani e una statua in gesso di San Tommaso. Ai lati dello stesso altare si trovano due immagini di San Vincenzo e San Tommaso, scolpite nel legno, che appartenevano al vecchio coro ligneo della chiesa.

Cappellone di San Nicola

3. Complesso Conventuale di San Domenico

  • GOOGLEMAPS: Complesso conventuale di san Domenico
  • Nota: Il Comune di Napoli ha sotto la sua direzione i seguenti luoghi del convento: il refettorio grande, il refettorio piccolo, la biblioteca e la sala capitolare. L’ingresso è gratuito e le sale vengono affittate per eventi.
  • Si consiglia di fare prima la visita guidata completa, offerta dal Museo del Dressage, per poi visitare i restanti luoghi che sono sotto la direzione del comune.

Il refettorio principale fu eretto sul sito dell’ex infermeria del convento domenicano. I lavori furono eseguiti da Fra Tommaso Ruffo, priore di San Domenico dal 1668 al 1672. Sopra l’ingresso del refettorio si trova un dipinto murale raffigurante San Tommaso in preghiera davanti al Crocifisso, realizzato da Antonio Rossi d’Aversa nel 1727.

refettorio principale

Il piccolo refettorio, costruito nel 1669 dallo stesso Tommaso Ruffo, si trova accanto al grande refettorio ed era utilizzato dai frati malati: vi si può vedere una grande tela raffigurante San Domenico che mangia a tavola con i frati, mentre gli angeli li servono.

piccolo refettorio

Nella Sala Capitolare, sulla parete di fondo, troviamo le scene della Passione di Cristo e gli angeli che portano con sé i simboli del martirio di Gesù. Questi dipinti sono stati realizzati da Michele Ragolia nel 1678.

Sala Capitolare

La visita si conclude al Chiostro di San Tommaso, che comprende la sua cella e l’ampio corridoio precedente, entrambi restaurati nel 1685. Il corridoio conserva 25 dipinti murali, realizzati da Domenico Viola nel XVII secolo, raffiguranti scene della vita del santo. La cella, occupata da San Tommaso per più di un anno durante l’ultimo periodo della sua vita (1272-1274), è facilmente riconoscibile grazie ai marmi che adornano la porta; sull’architrave campeggia un busto dell’Aquinate, opera di Matteo Bottiglieri (1720). L’attuale assetto del sito fu affidato a Muzio Nauclerio (1747).

Il corridoio

La cella protegge un reliquiario con l’omero sinistro del santo, a cui manca parte dell’articolazione del gomito, conservato in una statua d’argento nel duomo di Napoli[107].

reliquiario con l’omero sinistro del Santo

Accanto alla finestra troviamo una cornice contenente mezza pagina di un manoscritto autografo di San Tommaso (il resto è nella Biblioteca Apostolica Vaticana). Si tratta di un estratto dal Commento al Terzo Libro delle Sentenze di Pietro Lombardo.

Sulla parete si può vedere anche il fac-simile della bolla con cui Pio V, nel 1567, lo proclamò Dottore della Chiesa . Bolla firmata, tra gli altri, da San Carlo Borromeo.

manoscritto autografo di San Tommaso

Attraversando il cortile, di fronte alla facciata della basilica, a destra, si conserva anche la stanza dove San Tommaso insegnava teologia, come si evince da un’iscrizione marmorea posta lì per mantenere viva questa memoria. In questa sala si può ammirare un dipinto seicentesco che raffigura il santo nell’intento di insegnare[108].

stanza dove San Tommaso insegnava teologia

4. Duomo di Napoli

  • GOOGLEMAPS: Duomo di Napoli
  • Indirizzo: Via Duomo, 147, 80138 Napoli NA.
  • Sitto web: https://cattedraledinapoli.it/
  • Orario: dal lunedì alla domenica; dalle 8:30 all’13:30 e dalle 14:30 alle 19:30

facciata del duomo di Napoli

Secondo la tradizione letteraria, la prima cattedrale di Napoli fu costruita dall’imperatore Costantino nel IV secolo, sul sito di un tempio dedicato al dio Apollo. In un primo momento fu dedicata al Salvatore o ai Santi Apostoli, ma in seguito passò sotto il patronato di Santa Restituta, vergine e martire africana, le cui reliquie giunsero in questo luogo nel V secolo, portate dai cristiani in fuga dalle persecuzioni di Genserico, re dei Vandali.

L’edificio attuale fu progettato da Carlo I d’Angiò, re di Sicilia, iniziato da suo figlio Carlo II e completato nel 1313 da Roberto d’Angiò, figlio di Carlo II. Consacrata alla Madonna Assunta, ospita il più antico battistero dell’Occidente.

L’interno è diviso da tre navate, separate da otto colonne consecutive poste ai lati; la facciata è alta 50 metri.

Nel corso dei secoli ha subito molti rimaneggiamenti, uno dei quali ha interessato la facciata, ricostruita a metà del XIV secolo dopo un terremoto. Di quella originaria rimangono solo poche sculture sulla porta centrale: due leoni a guardia dell’ingresso e l’immagine della Vergine nel timpano. La porta della navata destra viene aperta solo in occasione delle tre feste annuali dedicate a San Gennaro: il 19 settembre, memoria del suo martirio; il sabato precedente la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione delle reliquie; il 16 dicembre, memoriale del miracolo del santo a favore della città di Napoli durante l’eruzione del Vesuvio nel 1631[109].

Capella di San Genaro

Cappella del Tesoro di San Gennaro

Nella navata destra si trova la cappella del tesoro di San Gennaro.

Vi sono custodite le reliquie della testa del santo, collocate all’interno di un busto d’argento, e un’ampolla con il suo sangue, collocata in un elaborato reliquiario, mirabile capolavoro di oreficeria. Il reliquiario con il sangue è chiuso con due chiavi, una appartenente al governatore della città, l’altra all’arcivescovo. Il resto delle spoglie del santo può essere venerato nella tomba nella cattedrale.

Reliquia di san Gennaro

Nel XVII secolo la Real Deputazione del Tesoro di San Gennaro commissionò a Cosimo Fanzago, con l’autorizzazione della Santa Sede, la progettazione di un nuovo reliquiario per il sangue più dignitoso e bello. Questi fu realizzato da Alessandro Piccioni nel 1635 ed è conservato fino ai giorni nostri.

La forma e la disposizione del reliquiario permettono di osservare nel dettaglio il fenomeno della liquefazione del sangue, che si verifica tre volte l’anno, nella data delle feste sopra indicate.

Questa cappella ospita anche uno dei dipinti più importanti di José de Ribera: San Gennaro che esce illeso dal forno. Il tesoro conserva anche altri 50 busti con reliquie, appartenenti a ciascuno dei 50 patroni della città.

San Gennaro che esce illeso dal forno

Tra questi c’è, all’ottavo posto, San Tommaso d’Aquino: la reliquia conservata del busto di nostro Santo è l’articolazione dell’omero; il resto di questa reliquia è conservato nel chiostro di San Tommaso, nel Complesso Conventuale di San Domenico[110].

BUSTO-RELIQUIARIO DI SAN TOMMASO

La devozione napoletana per il Santo Dottore si diffuse nel XVI secolo. Fu Claudio Milano ad ottenere da papa Clemente VIII un decreto che designava San Tommaso d’Aquino come ottavo patrono della città. Il busto che vediamo nell’immagine risale al 1664 ed è stato realizzato da Alfonso Balsamo.

L. Salerno

Confina a nord-ovest con la città metropolitana di Napoli, a nord con la provincia di Avellino e a est con la provincia di Potenza in Basilicata. È la seconda provincia più popolosa della Campania.

  1. Storia
  2. Convento di San Domenico. Chiesa di Santa Maria della Porta e San Domenico
  3. Castello di San Severino

1. Storia

Alla fine del 1273 San Tommaso si trovava a Napoli, molto malato, e la sua salute richiedeva cure particolari. Per questo motivo i suoi superiori gli imposero un periodo di riposo nel castello di San Severino, residenza invernale della sorella Teodora[111]. Accompagnato da Fra Reginaldo, prese la via Popilia che passava per Pompei e Nocera e deviò per Salerno per fermarsi al convento di San Domenico.  Successivamente riprese il viaggio per Mercato San Severino.

Quando San Tommaso arrivò al castello, la contessa Teodora, sua sorella, notò che sembrava aver perso il suo contegno gentile e calmo. Preoccupata e rattristata, chiese a frate Reginaldo cosa stesse succedendo e questo rispose dicendo che era stato così fin dalla festa di San Nicola. Rimase lì per un periodo di tempo e nonostante le cure di sua sorella, non si trovò alcun miglioramento significativo per il santo[112].

Nel 1288, quattordici anni dopo la morte di San Tommaso, la sorella Teodora chiese all’abate di Fossanova, Pietro di Monte San Giovanni, di donarle come reliquia la mano destra del fratello[113]. Questa reliquia fu custodita devotamente nella cappella del castello di San Severino, fino a quando non fu trasferita nella chiesa di Santa Maria della Porta e San Domenico.

2. Convento di San Domenico. Chiesa di Santa Maria della Porta e San Domenico

ALL’INTERNO DELLA Chiesa di Santa Maria della Porta e San Domenico

Il convento fu fondato nel 1272. Divenuto edificio pubblico dopo la repressione napoleonica, oggi ospita il Comando della Polizia di Stato, per cui non è possibile visitarlo, anche se è possibile accedere alla chiesa.

Non ci sono tracce della chiesa originaria: l’edificio attuale è del XVIII secolo. All’interno della chiesa spicca il dipinto di San Vincenzo Ferreri di Casimiro Rossi, datato 1740.

In una cappella laterale all’ingresso si trova un sarcofago imperiale in stile gotico, realizzato per la sepoltura della sorella di San Tommaso.

sarcofago imperiale realizzato per la sepoltura della sorella di San Tommaso

Vicino al presbiterio, sull’altare laterale sinistro, è conservata la reliquia della mano destra del nostro santo. Questa cappella fu costruita a spese della città di Salerno e inaugurata il 1° agosto 1765. La reliquia del santo era stata donata al convento domenicano di Salerno nel 1317 da Teodora e la sua autenticità fu riconosciuta nel 1662.

Capella laterale dove è conservata la reliquia della mano destra del Santo

3. Castello di San Severino

  • GOOGLEMAPS: Castello di san Severino
  • Indirizzo: Via Emilio Coppola, 84085 Mercato San Severino SA
  • Orari di apertura: gratuito.
  • Nota: è possibile fare unescursione di 40 minuti in un sentiero di media difficoltà. Si consiglia una guida che conosca bene il luogo, in quanto la segnaletica non è abbastanza chiara.

Il castello di San Severino era la seconda fortezza più grande d’Italia; costituito da tre ordini di mura, che occupano un’area di oltre 157.500 metri quadrati. Fu culla della più potente nobiltà sanseverina del Regno di Napoli al tempo degli Angioini e degli Aragonesi. Oggi ne rimangono solo le rovine.

RUDERI DEL CASTELLO MEDIEVALE DI SAN SEVERINO

M. Viterbo

La città di Viterbo è il capoluogo della provincia di Viterbo nel nord del Lazio, a 84 km da Roma, situata sulle prime pendici dei Monti Cimini. La città è stata costruita intorno al famoso Castello di Ercole, che ora è occupato dalla Cattedrale e dal Palazzo dei Papi.

  1. Storia
  2. Chiesa di Santa Maria Nuova

1. Storia

Durante il suo ultimo soggiorno in Italia, tra il 1259 e il 1268, San Tommaso fu più volte a Viterbo. Non ci sono prove dirette di un soggiorno prolungato, ma sono note due brevi permanenze in questa città, in occasione di due capitoli provinciali della provincia romana dell’Ordine, riuniti nel settembre 1264, e durante la Pentecoste dell’anno 1268[114].

2. Chiesa di Santa Maria Nuova

La Chiesa di S. Maria Nuova, costruita prima del 1080, in stile romanico e divisa al suo interno in tre navate, si trova nel centro storico e nella parte più antica della città.

interno della Chiesa

Custodisce dipinti di varie epoche, come il trittico duecentesco del Santissimo Salvatore e opere di artisti moderni in bronzo e terracotta , come Canestrari e Mastroianni.

All’esterno della chiesa, sul lato sinistro, si trova un pulpito dal quale San Tommaso predicò nel 1266. Sotto il pulpito c’è la seguente iscrizione:

AN. D. MCCLXVI / D THOMAS AQ

Anno del Signore 1264/San Tommaso d’Aquino.

Secondo padre A. Walz, la data corretta sarebbe il 1263[115].

PULPITO DA CUI SAN TOMMASO PREDICAVA

Viterbo ha conservato volentieri la memoria della presenza di Tommaso d’Aquino nel convento domenicano di Santa Maria in Gradi. Purtroppo, esso fu chiuso durante il periodo della Rivoluzione Francese e poi tolto per sempre ai Domenicani nel 1873. Attualmente fa parte dell’Università degli Studi della Tuscia e la chiesa è in fase di restauro.

Chiesa di Santa Maria in Gradi

N. Orvieto

La città di Orvieto è arroccata su un colle tufaceo in forte pendenza che domina la pianura attraversata dai fiumi Paglia e Chiani poco prima di incontrare il Tevere.

  1. Storia
  2. Chiesa di San Domenico

1. Storia

Dopo il suo primo periodo come insegnante a Parigi, Tommaso si recò in Italia all’inizio di giugno del 1259, dove si tenne il Capitolo Generale dei Domenicani. Il santo partecipò alla commissione incaricata di promuovere gli studi. Dopo il Capitolo Generale, San Tommaso ebbe un periodo di relativa calma che gli permise di procedere con la stesura della Summa Contra Gentiles, un compito iniziato prima di lasciare Parigi[116]. Tuttavia, ciò non significa che non avesse altri obblighi: il suo nuovo incarico di Predicatore Generale lo aveva reso membro di diritto dei Capitoli Provinciali e gli aveva imposto l’obbligo di partecipare alle loro sessioni.

Il 14 settembre 1261 San Tommaso fu nominato lettore nel convento domenicano di Orvieto. Il lettore conventuale aveva l’incarico di assicurare la formazione permanente secondo le raccomandazioni del Capitolo Generale. Tommaso dovette quindi dedicarsi all’insegnamento regolare di quelli che venivano chiamati “Fratelli Comuni”, cioè di tutti coloro che non avevano potuto studiare allo Studium Generale, con lo scopo di prepararli al meglio alle due principali missioni affidate ai Domenicani da Papa Onorio III: la predicazione e la confessione[117].

Parallelamente all’insegnamento, Tommaso lavorò commentando un libro delle Scritture per i suoi fratelli. I suoi biografi sostengono che si trattava del Commentario al Libro di Giobbe, uno dei più bei commentari scritturali che l’Angelico ci abbia lasciato in eredità[118].

Se rivolgiamo la nostra attenzione al resto delle opere di questo periodo, notiamo la sua intensa attività letteraria. Non possiamo soffermarci su ciascuno di essi, ma vale la pena menzionare la Catena Aurea, intrapresa su richiesta del papa Urbano IV.  Si pensa che Tommaso l’abbia completata a Roma tra il 1265 e il 1268[119].

É sempre in questo periodo fecondo ad Orvieto che si colloca la composizione dell’Ufficio del Corpus Domini. A seguito del miracolo eucaristico di Bolsena, avvenuto nel 1263, nella chiesa di Santa Cristina, molto vicina a Orvieto, Urbano IV incaricò san Tommaso di scrivere l’Ufficio e i testi della Santa Messa di quella festa. Il testo definitivo fu composto nel 1264 e promulgato da Urbano IV con la bolla Transiturus, con la quale istituì per tutta la chiesa universale la festa in onore del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo a carattere solenne[120].

2. Chiesa di San Domenico

  • GOOGLEMAPS: Chiesa di san Domenico
  • Indirizzo: Piazza Ventinove Marzo, 13A, 05018 Orvieto TR.
  • Orari di apertura: dal lunedì alla domenica dalle 8:30 alle 18:00 in inverno e fino alle 19:00 in estate.
  • Contatto: Don Luca (parroco).
  • Telefono (WhatsApp): +393478094397.

Facciata della Chiesa di san Domenico

Il convento dell’Ordine dei Predicatori di Orvieto fu costruito dopo il 1230 e posto sotto il patronato di San Domenico nel 1234, anno della sua canonizzazione. Accanto al convento fu eretta una grande chiesa, anch’essa dedicata a San Domenico.

Nulla rimane del chiostro originario, che probabilmente si trovava di fronte all’attuale facciata gotica della chiesa. La chiesa era divisa in tre navate, ma oggi si conservano solo l’abside e il braccio destro del transetto. Il resto del corpo della chiesa fu demolito nel 1932 per costruire l’Accademia Femminile di Educazione Fisica. Oggi questo complesso di edifici ospita il centro di formazione specializzata della Guardia di Finanza.

All’interno della chiesa, in una cappella laterale, si trova la cattedra in cui San Tommaso teneva le sue lezioni di teologia ,durante la sua residenza in questa città, e una croce, anch’essa di sua proprietà.

la cattedra in cui San Tommaso teneva le sue lezioni di teologia

Sebbene non risalga all’epoca di San Tommaso, consigliamo di visitare  l’imponente Duomo, uno degli edifici romanico-gotici più importanti d’Italia. Iniziata nel 1290 da Fra Bevignate su progetto di Arnolfo di Cambio, fu completato solo a metà del XVI secolo. Al suo interno custodisce il corporale del miracolo di Bolsena, miracolo che diede origine alla festa liturgica del Corpus Domini.

Da apprezzare anche la cappella di San Brizio, decorata con celebri affreschi di Luca Signorelli. Lì, tra i santi dottori della Chiesa, è rappresentato san Tommaso.

  • Per prenotare la Messa nella Cappella del Miracolo inviare una mail a: culto@duomodiorvieto.it  Tel: 0763341167.
  • Sitto web: https://www.duomodiorvieto.it/
  • Le visite guidate si prenotano preferibilmente via e-mail, ma è possibile effettuarle anche telefonicamente. È auspicabile una visita catechetica guidata dalle suore. La Messa può essere celebrata in italiano, spagnolo o portoghese e i celebranti devono presentare la licenza.

FACCIATA DEL DUOMO DI ORVIETO

IV. Luoghi tomisti fuori dall’Italia

A. Colonia e Parigi

Dopo aver completato gli studi a Napoli, San Tommaso fu inviato nel nord Europa per completare gli studi superiori. Alcuni sostengono che la prima destinazione sia stata l’Università di Parigi, dove avrebbe soggiornato dal 1245 al 1248. Nel 1248, dopo la fondazione dello Studium generale a Colonia, sotto la direzione di Alberto Magno, l’Angelico frequentò corsi teologici per la sua preparazione immediata al sacerdozio.

Su insistenza di Sant’Alberto, il Superiore Generale dell’Ordine convocò Tommaso a Parigi nel 1252 per occupare la cattedra vacante di teologia, cattedra tenuta dai domenicani presso l’università di quella città.

Dopo aspre dispute fomentate dall’opposizione dei maestri secolari, Tommaso d’Aquino ottenne nel giugno del 1255, aiutato dall’intervento diretto di papa Alessandro IV, la licenza ad insegnare. Tuttavia, come il francescano Bonaventura, non fu ammesso al collegio dei maestri fino al 15 agosto dell’anno successivo (1256), iniziando il suo insegnamento come magister regens nell’ottobre successivo.

Questo primo magistero parigino (1256-59) fu turbato dai continui attacchi dei maestri secolari, guidati da Guglielmo di Saint-Amour, che cercavano di impedire l’ingresso degli ordini mendicanti nell’Università. San Tommaso si assunse la responsabilità di rispondere con solide basi teologiche agli attacchi, che fecero infuriare ulteriormente i suoi persecutori. La Chiesa alla fine prese le difese dei religiosi e condannò Guglielmo di Saint-Amour.

Tommaso tornò in Italia nel 1259 e, dopo un lungo soggiorno nel suo paese natale, si recò nuovamente a Parigi nel gennaio 1269. Questo secondo magistero parigino fu il periodo più turbolento della sua vita, caratterizzato da difficili dispute su tutti i fronti: prima lo scoppio dell’averroismo nella Facoltà di Lettere, poi la lotta aperta contro la sua formazione aristotelica, che culminò nella tempestosa disputa del 1270 alla presenza di Stefano Tempier, vescovo di Parigi. Questo alterco abbracciava le principali tesi del tomismo, in particolare quella dell’unicità della forma sostanziale.

Durante la sua residenza a Parigi, Tommaso visse nel convento di Saint Jacques, situato vicino alla Sorbona. L’edificio, costruito nel XIII secolo, fu completamente distrutto durante la Rivoluzione Francese. Tuttavia ci sono ancora alcuni punti di interesse che segnano il passaggio di Tommaso a Parigi, come la Sorbona, la cui facciata presenta sculture di San Tommaso a sinistra e di Pietro Lombardo a destra.

Si può anche visitare l’attuale Chiesa di Saint Étienne du Mont, accanto al Pantheon di Parigi, dove si trova una lapide in onore e in memoria dei santi e beati dell’Ordine dei Predicatori che risiedevano a Parigi nel convento ivi fondato nel 1218. Il primo della lista è San Domenico, seguito, tra gli altri, da Sant’Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino.

A Colonia si può visitare la Chiesa di Sant’Andrea, dove operava lo Studium generale nel quale studiò San Tommaso, e nella cui cripta si trova la tomba di Sant’Alberto Magno.

[1]Cfr. Direttorio di Formazione Intellettuale, 69.

[2] S. Paolo VI, Lumen Ecclesiae, 1.

[3] San Tommaso d’Aquino, In Ioannem Ev. V, 6.

[4] San Giovanni Paolo II, Discorso al Pontificio Ateneo “Angelicum” (17/11/1979).

[5]Giovanni XXII, Parola del Santo Padre al Concistoro (14/7/1323).

[6] Direttorio di Formazione Intellettuale, 69.

[7] Fides et ratio, 44.

[8]Lettera del  Santo Padre all’Inviato Speciale per la celebrazione del 700° anniversario della canonizzazione di San Tommaso d’Aquino (18/7/2023).

[9] Ibidem.

[10] Cfr Fil 13,14.

[11]  La Terra di Lavoro era una regione storico-geografica dell’Italia meridionale, identificata in passato come Campania Felix. Comprendeva parte  del Latium adiectum e del Sannio. In seguito fu suddivisa nelle attuali regioni Campania, Lazio e Molise.

[12]   Vedi genealogia di San Tommaso nell’Appendice I, pagina 147.

[13]   Cfr. Walz, A., I Luoghi di san Tommaso. Ed. Herder, Roma 1961, p. 21-22.

[14]   Torrell, J. P., Amico della verità. Vita e opere di Tommaso d’Aquino, ESD, Bologna 2017, p. 27-28.

[15]   Da Tocco, G. , Storia di San Tommaso d’Aquino, Jaca Book, Milano 2015, p. 95.

[16]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 32.

[17]   Da Tocco, G., op. cit., p. 96.

[18]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 41.

[19] Cfr. Abbate, A., Roccasecca nel giubileo del duemile. S. Tommaso: I percorsi dello Spiritu, Ed. Telinform, Arpino 2000, p. 30.

[20]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 29.

[21]   Cfr. Scandone, F., Roccasecca. Patria di S. Tommaso de Aquino, Arte Stampa, Roccasecca 2014, p. 89.

[22]   Abbate, A., op. cit., p. 34.

[23]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 29.

[24]   Cfr. Ivi, p. 438.

[25]  Colafrancesco, G.B., Aquino Cinquant’anni (1933-1983). Notizie, personaggi, istituzioni, avvenimenti interessanti Aquino e la sua storia, Ed. La Voce di Aquino, Cassino: 1983, p. 247.

[26] Ministero della cultura, Comune d’Aquino, 2023

[27]  Ministero della cultura, Comune d’Aquino, 2023

[28]  Ministero della cultura, Comune d’Aquino, 2023

[29]  Canetri Elisa (Curatrice), Il complesso monumentale dei Conti d’Aquino, Ministero della Cultura, Aquino 2023, p. 246.

[30]   Cfr. Colafrancesco, G.B., op.cit., p. 26-32.

[31]   Cfr. Ivi, p. 53. Le spoglie mortali di San Tommaso sono conservate nel Convento dei Giacobini nella città di Tolosa.

[32]  Cfr. Ivi, p. 277-280.

[33]   Desideriana si riferisce all’abate Desiderio di Montecassino, divenuto Papa Vittore III che governò il monastero nel secolo XI secolo, periodo di massimo splendore.

[34]   Cfr. Colafrancesco, G.B., op.cit., p. 117-119.

[35]   Cfr. Ivi, p. 53-55.

[36]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 33.

[37]   Cfr. Walz, A., op. cit., p. 29.

[38]   Ivi, p. 34.

[39]   Cfr. Ivi, p. 35.

[40]   Cfr. Walz, A., op. cit., p. 37.

[41]Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 33.

[42]Cfr.  Ivi, p. 47.

[43]Cfr. Dell’Omo, M., Montecassino. Un’abbazia nella storia. Publicazioni Cassinessi, Montecassino 1999, p. 15.

[44]Cfr. Ivi, p. 29.

[45]Cfr. Ivi, p. 127.

[46]Cfr. Walz, A.,  op. cit., p. 40.

[47]   Cfr. Fabro, C., Introduzione a San Tommaso. Metafisica tomistica e pensiero moderno. EDIVI, Segni 2016, p. 36.

[48]Da Tocco, G., op. cit., p. 112.

[49]Cfr.  Walz, A., op. cit., p. 55.

[50]Cfr. Da Tocco, G., op. cit., p. 168-169.

[51]Cfr. Walz, A., cit., p. 56.

[52]Cfr. Angelucci D. – Coladarci, C., Il Museo della cattedrale di Anagni. La guida storico-artistica. Ed. Efesto, Roma 2018, p. 29.

[53]Cfr. Ivi, p. 107.

[54]Cfr. Ivi, p. 83.

[55]Cfr. Walz, A., op. cit., p. 106.

[56] Attuale cità di Priverno.

[57]Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 437.

[58]Cfr. Ivi, p. 439.

[59]Cfr. Walz, A., op. cit., p. 111.

[60]Cfr. Pucci, A., Il castello di Maenza e San Tommaso d’Aquino, Leo Orsini Editore, Latina 2012, p. 5.

[61]Cfr. Ivi, p. 8.

[62]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 440.

[63]Cfr. Walz, A., op. cit., p. 113.

[64]Storia cistercense, che è scritta sul muro della stanza dove morì il santo.

[65]Cfr. Walz A., op. cit., p. 114.

[66]Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 441.

[67]   2 Timoteo 4,7-8.

[68]Cfr. Angelini E., San Tommaso d’Aquino e la sua incidenza sulla storia di Priverno.  Tipografia Selene, Priverno 2023, p. 59-61.

[69]   Cfr. Berger-Dittscheid, C., Fossanova. Architektur und Geschichte des ältesten Zisterzienserklosters in Mittelitalien. Ed. Hirmer, München 2018, p. 62.

[70]Cfr. Angelini E. , Contributo alla Storia di Fossanova: L’Abbazia nei secoli XVII e XVIII, Tipografia Selene, Priverno 2015, p. 15.

[71]   Cfr. Berger-Dittscheid, C., op. cit., p.85.

[72]Cfr. De Rossi G.M., Fossanova e San Tommaso. Sulle orme di San Tommaso d’Aquino a Fossanova: un percorso tra agiografia e topografia. Ed. Espera, Roma 2013, p. 99

[73]Cfr. Berger-Dittscheid, C., op. cit., p. 30.

[74]Cfr. De Rossi G.M., op. cit., p. 27.

[75]Cfr. Ivi, p. 127.

[76]   Cfr. Angelini, E., op. cit., p. 115.

[77]Cfr. Walz, A., op. cit., p.  121-122.

[78]Cfr. Ivi, p. 106.

[79]Cfr.  Angelini, E., op. cit., p. 61.

[80]Cfr. Angelini. E., La Cattedrale di Priverno. Il monumento. Tipografia Selene, Latina 2011, p. 19.

[81]Cfr. Ivi, p. 23.

[82]Cfr. Ivi, p. 43.

[83]Cfr. Ivi, p. 88.

[84]Cfr. Ivi, p. 75.

[85]Cfr. Ivi, p. 43.

[86]Cfr. Angelini, E., op. cit., p. 130.

[87]   Cfr. Walz, A., op. cit., p. 121.

[88] Cfr.  Gianandrea, M. e- D’Onofrio, M., Fondi nell medioevo. Gangemi Editore, Roma 2016, p. 121.

[89]Cfr. Ivi, p. 122.

[90]Cfr. Ivi, p. 126.

[91]Cfr. Ivi, p. 132.

[92]   Cfr. Ivi, p. 134.

[93]Cfr. Ivi, p. 139.

[94]Cfr. Ivi, p. 140.

[95]Cfr. Ivi, p. 142.

[96]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 228.

[97]Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 231.

[98]Cfr. Walz, A., op. cit., p. 73.

[99]Cfr. Ivi, p. 57.

[100]Cfr. Padri domenicani, Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Marconi, Genova 2013, p. 4.

[101]Cfr. Ivi, p. 16.

[102]Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p.34.

[103]Cfr. Ivi, p. 38.

[104]Cfr. Ivi, p. 169.

[105]  Cfr. Ivi, p. 233.

[106]   Cfr. walz, A., San Tommaso d’Aquino. Studi biografici sul Dottore Angelico. Edizioni Liturgiche, Roma 1945, p. 178.

[107]Vedere pagina 127.

[108]Cfr. Salerno, L., Il convento di S. Domenico Maggiore in Napoli. Padri Dominicani, Casoria 1997, p. 86.

[109]Cfr. Dovere, U., La Capella del Tesoro di San Genaro. Arcidiocesi di Napoli, 24 Ore Cultura, Milano 2010, p. 68.

[110]Cfr. Ippolito, G., I Culto barocco in San Domenico Maggiore a Napoli. Basilica San Nicola Editora, Bari 2018, p. 58-59.

[111]Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 437.

[112]Cfr. Walz, A., San Tommaso…, op. cit., p.180.

[113]   Cfr. Da Tocco, G., op. cit.,  p. 225.

[114]   Cfr. Walz, A., Luoghi…, op. cit.,  p. 90.

[115]   Cfr. Ivi, p. 97.

[116]   Cfr. Torrell, J. P., op. cit., p. 171.

[117]  Cfr. Ivi, p. 194-195.

[118]   Cfr. Ivi, p. 197.

[119]   Cfr. Ivi, p. 220.

[120]   Cfr. Ivi, p. 211.

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