Discorso al III congresso internazionale della S.I.T.A., 28 sett. 1991

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL III CONGRESSO INTERNAZIONALE DELLA SOCIETÀ TOMMASO D’AQUINO

Sala Clementina – Sabato, 28 settembre 1991 

1. Siate i benvenuti a questo incontro col quale si concludono i lavori del III Congresso della Società Internazionale Tommaso d’Aquino, svoltosi a Roma in questa settimana. Vi saluto tutti; saluto in particolare il Cardinale Girolamo Hamer, gli Organizzatori e i Relatori. È per me una gioia prendere parte a questa assise. Fin dalle origini di codesta Società ho condiviso il suo ideale di “promuovere un approfondito dialogo tra il pensiero di San Tommaso e la cultura del nostro tempo” (Statuti, n. 1) e il suo scopo di “esaminare i problemi fondamentali del nostro tempo, specialmente quelli riguardanti il pensiero cristiano” (Statuti, art. 2.c).

L’incontro odierno con voi, cultori del pensiero tomistico e dei problemi attuali, impegnati nel dialogo col nostro tempo, mi procura un senso di intima gioia e mi offre l’occasione di parteciparvi le mie attese e speranze su un argomento così importante, qual è quello da voi svolto su: “Etica e società contemporanea”.

2. La Chiesa sente il bisogno urgente di aiutare l’umanità in cammino verso la costruzione di una società giusta. Il ruolo dell’etica è decisivo in questo campo, poiché la misura dell’uomo è data dal suo livello etico. Voi avete preso in esame i grandi settori esistenziali, dove si gioca la sorte dell’uomo, tenendo conto dei gravi problemi che la scienza, la tecnica, la cultura e l’economia presentano all’etica. Nelle vostre relazioni avete messo in risalto la frattura esistente tra il progresso nei settori scientifici, tecnici, culturali e una certa indifferenza nei riguardi dei valori spirituali e morali. Questo divario tra l’ordine scientifico e l’ordine morale è un dramma del nostro tempo. L’uomo cerca di dominare il mondo, ma non è ancora padrone di se stesso.

Nel Vangelo troviamo un giudizio di valore davanti a una tale situazione: “A cosa serve che l’uomo sottometta a sé tutto il mondo, se perde la propria anima?” (Mt 16, 26). Sono i valori etici la via per la salvezza della società contemporanea.

3. Davanti ad essi nessuno può restare passivo. Tutti siamo responsabili di tale situazione. Nessuno di noi può, da solo, far fronte a questo problema, è necessario il contributo di tutti.

Consapevoli di ciò, voi durante i lavori del Congresso avete dialogato sia con i maestri cristiani del passato, sia con gli uomini di pensiero della cultura odierna. Alla fine del vostro lavoro vi siete accorti come sia difficile un vero approccio tra parti così diverse, e quanto sia necessario proseguire su questa strada. Il dialogo è il cammino dell’uomo.

Vi esorto, pertanto, a continuare l’approfondimento del pensiero di Tommaso d’Aquino, “Doctor humanitatis”, e vi invito ad imitare il suo esempio per quanto riguarda l’incontro con le culture e la loro valutazione. Infatti l’Aquinate, “Dux studiorum”, ha un valore speciale nel campo morale, sia per il suo contributo dottrinale, sia per il metodo da lui adottato.

Sapete come il Concilio Vaticano II si sia riferito a Tommaso come ad una guida sicura per il lavoro nella teologia dogmatica (Optatam totius, 16). Ma il suo merito non è minore nel campo della teologia morale. Infatti nella Summa theologiae occupa un posto centrale il discorso sulla morale. Con tale opera egli dà inizio ad una nuova era nella teologia morale, poiché è riuscito ad incorporare il pensiero etico classico in una nuova antropologia cristiana e ad inculturare la morale in una visione teologica. Questo grande servizio alla morale non è stato ancora evidenziato in modo sufficiente. L’Aquinate ha potuto prestare questo servizio alla teologia cristiana scrutando a fondo la natura dell’atto umano, frutto della libera volontà. L’uomo diventa soggetto morale, “prout est voluntarie agens propter finem” (S. Thomae, In Ethic. prol., 3). La dignità entitativa dell’uomo, “imago Dei”, si rispecchia nell’ordine morale dell’uomo “secundum quod ipse est suorum operum principium, quasi liberum arbitrium habens et suorum operum potestatem” (Eiusdem,Summa theologiae, I-II, prol.).

L’ordine morale è prevalente sugli altri ordini dell’operare umano. Infatti in questi l’uomo tende verso fini particolari, invece l’ordine morale è l’ordine dell’uomo in quanto tale: “In moralibus ordinatur (homo) ad finem communem totius humanae vitae” (Eiusdem, Summa theologiae, I-II, 21, 2 ad 2). Una tale comprensione della dimensione morale deve essere punto di partenza e fondamento di ogni discorso nel nostro tempo.

Coloro che sono attenti scrutatori della cultura odierna nell’ordine etico possono costatare quanto sia vero quello che Tommaso chiama l’angoscia dei dotti (Eiusdem, Contra gentiles, III, 48, n. 2261), allorché questi non trovano adeguata soluzione alle istanze ultime dell’uomo. L’angoscia odierna deriva dal fatto che la nostra civilizzazione non offre all’uomo la via giusta. Tanti uomini del nostro tempo si trovano smarriti tra sentieri che non hanno uno sbocco. Il pensatore cristiano è chiamato perciò ad instaurare un dialogo aperto e sincero, alla luce delle verità trascendenti, che porti a quella verità che toglie lo smarrimento ad ogni uomo, in quanto è ancorata a Cristo, luce del mondo e Redentore dell’uomo.

4. Quanto sia profonda la crisi etica del nostro tempo è palese a tutti, ed è causa di sofferenza. L’amore profondo per la sorte di ogni uomo e della nostra società ci spinge alla ricerca di orizzonti più umani. Sono molti i pregi della nostra cultura nei diversi campi, ma ci sono anche tanti limiti. Il bene implica una totalità e non tollera nessun difetto: Bonum ex integra causa!

Il secolo ventesimo segna l’ora delle grandi conquiste dell’uomo, ma porta con sé il torto di avere scatenato gravi disordini e olocausti. L’uomo del nostro tempo ha scoperto il valore della vita, ma ancora sotto diversi aspetti è succube di una cultura della morte.

Dal punto di vista della morale cristiana non possiamo non denunciare gli attentati contro la vita umana, contro la dignità della famiglia, contro i valori spirituali e morali dell’uomo, l’indifferentismo religioso, il materialismo ateo.

In mezzo a questa realtà il cristiano è consapevole che deve agire contro corrente, che deve essere coerente nella vita con quanto professa nella fede: “fides credenda et moribus applicanda” (Gaudium et spes, 25). La Provvidenza, che dirige la storia umana, ci mostra oggi un nuovo orizzonte per l’edificazione di un mondo nuovo. Dopo la caduta di quasi tutti i regimi totalitari ed oppressivi, fondati su una inadeguata antropologia, siamo invitati alla ricostruzione di una “casa comune” dove Oriente ed Occidente, sulla scia dei valori cristiani, possano coesistere e collaborare. È questa un’opportunità offerta dalla Provvidenza, la quale dispone l’ordine delle realtà create, ma chiama gli uomini ad una collaborazione effettiva. Sulle rovine di un mondo bisognoso di valori spirituali deve sorgere un nuovo mondo di solidarietà e fratellanza cristiana. L’Europa cristiana deve molto all’opera dei grandi moralisti cristiani. Essa riconosce come artefici del suo cammino storico insigni educatori di popoli, come Benedetto, Cirillo e Metodio, Bernardo, Domenico e Francesco, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loyola, Giovanni della Croce, Alfonso Maria de’ Liguori e altri. Sono questi che ci hanno indicato le vie dell’etica cristiana ed invitato a fare della nostra esistenza un itinerario verso Dio.

5. Le grandi crisi della storia sono il risultato delle deviazioni degli uomini nel loro cammino.

Il Vaticano II ha scrutato i segni dei tempi e ha visto la nostra società oscillante tra la speranza e il dolore. La crisi etica del nostro tempo ha delle radici profonde. Il Concilio ha indicato l’ateismo fra i fenomeni più gravi del nostro tempo (cf. Gaudium et spes, 19). L’uomo moderno, fiero della propria ragione e fiducioso delle proprie forze, ha accettato di vivere da solo, secolarizzando la propria esistenza. Oltre alla perdita del fondamento trascendente, senza il quale l’uomo rimane sospeso nel vuoto, egli ha portato all’esasperazione la propria autonomia.

6. Sono certo che in questo campo avete compiuto un approfondito esame dei problemi del nostro tempo. Avete preso in considerazione il ruolo della coscienza nelle scelte esistenziali e operative. Avete riflettuto sui problemi morali, che nascono dalla scienza e dalla tecnica, ed avete, altresì, sottolineato che in questi ordini non tutto ciò che è possibile è, allo stesso tempo, lecito. Il principio generale è che tutto deve essere ordinato a servizio dell’uomo, che porta in sé l’immagine di Dio.

La nostra società oggi richiede la giusta distribuzione dei beni e l’adeguata partecipazione alla gestione del bene comune.

Il Magistero della Chiesa è da sempre impegnato per la promozione della giustizia e della pace tra gli uomini, nell’orientamento delle coscienze circa i valori e i diritti appartenenti agli uomini. In tutti questi nuovi campi la Chiesa ha sempre trovato la sua ispirazione nel Vangelo, nell’esempio di Gesù, nostro modello, il quale, come dice Luca, “coepit facere et docere” (At 1, 1).

Se il nostro discorso sull’etica nella società odierna vuol essere coerente, deve portare alla prassi. È questo un campo dove non basta la conoscenza e la contemplazione della realtà, ma si richiede la creazione della nuova realtà sociale consona alle esigenze dell’etica umana e cristiana.

Gesù Cristo invita i discepoli ad essere operatori per l’avvento del Regno di Dio. I valori del Regno debbono illuminare ed ispirare anche la vita sociale della città terrena. La vita sociale, infatti, è il risultato dell’attività delle singole persone che formano il tessuto quotidiano. Siamo chiamati tutti all’edificazione di una nuova società più giusta e più umana.

Voi, studiosi di San Tommaso, siete invitati a promuovere la sua dottrina, ancor oggi valida per l’instaurazione di una civiltà dove l’etica trovi il suo posto e sia in grado di reggere la vita in tutte le sue dimensioni.

San Tommaso, “Doctor humanitatis”, vi assista in questo grande compito morale.

Con questi voti a tutti imparto la mia benedizione!

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